Su “Come mio padre” – Maria Milena Priviero

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Entrare nel libriccino Come mio padre di Daniele Chiarello, edito per i tipi della Samuele Editore è come entrare in casa propria, ma prima di entrare si indugia volentieri sull’uscio ad osservare la delicata porta/copertina dove compaiono due mani: una grande come deve essere la mano di un padre ed una piccina appesa al suo dito indice. Una manina che crescerà pian piano dentro la mano guida fino a che i ruoli magari si invertiranno. Frammenti le sue parole, di pensieri riflessioni ricordi che pure tratteggiano un percorso affettivo tra un padre e i suoi figli. Dedicato a Marco e Francesco e al padre Guido, racconta l’amore e la preoccupazione di un padre che desidera essere presente nella loro vita senza ingombrare, assicurando quel sostegno che mai verrà a mancare. Il mestiere di padre e di madre si impara facendolo ma succede che si tenda a ricalcare le orme dei nostri padri dispensando così un “sapere” senza tempo perchè i figli di ieri o di oggi sono soltanto e soprattutto figli.

Sì è padri e madri per sempre: ti ho tenuto in braccio quando piangevi, ti ho tenuto per mano per aiutarti a camminare, ti ho preso quando sei caduto, come mio padre mi prendeva quando cadevo. Un filo dunque da non spezzare ma da trasmettere quale testimone di padre in figlio.

Un libriccino delicato, pulito, non ingombrante da tenere accanto, da scorrere ogni tanto: un messaggio sincero ed anche per qualche verso accorato, rivolto al futuro dei figli ma con uno sguardo grato al passato.

 
 
 
 

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