La grammatica dei piedi
Laura de Beni
Samuele Editore 2017, collana Scilla
prefazione di Valentina Gasparet
pag. 62
Isbn. 978-88-96526-85-9
C’è l’idraulico da chiamare perché aggiusti i rubinetti rotti, il telecomando che non funziona, le unghie da rifare, una gonna sopra il ginocchio. C’è un mondo piccolo, quotidiano, dolce. Un piccolo mondo da scrutare “a partire dalle ciglia sporgenti / su un letto di piume”, in un sonno straniero.
E poi un caffè da sorseggiare con calma, aspettando che la primavera arrivi. Promessa di altre possibilità, di nuove grammatiche, la primavera di Laura De Beni: stagione e nuova via da ripercorrere o abbandonare. Perché proprio dell’abbandonare una via, una scelta, possiamo perdonarci, come si dichiara subito, citando Castaneda in epigrafe. Nuove vie della parola, da esplorare – talvolta anche spingendo molto con ripetizioni e assonanze – e anche da lasciare senza colpa, per provarne altre, leggermente.
Anche se quasi un esordio, questa raccolta di Laura De Beni sul piano retorico è senz’altro sostenuta da un impianto maturo. Un lavoro sul verso consapevole, di chi le raccoglie nelle mani le parole, le tratta con cura.
Valentina Gasparet
Il tuo nome non è un agglomerato
di lettere ammassate artificialmente
arbitrario aprire e richiudere
tra labbra profane di chicchessia
ma un fitto sottobosco di desideri
che sa comporre la grammatica
dei piedi.
Mi scruti partire le ciglia sporgenti
su un balcone di piume, mi spii
straniera dormire. Sottile
chiedi dove sono stata, e con chi,
al guscio d’uovo avanzato sul cuscino,
alle labbra guardiane che all’alba
si annettono al senno. E’ nei sogni
che faccio sul serio, impollino
i limiti, divoro la linea cronologica,
sprofondo in cenere col tatto.
Qualcuno pensa che tu menta.
Vieni a raccontarmi facili bugie
di latte e menta, bianche
sto ascoltando attorcigliata
alle corde, sto ascoltando,
canta, sospingimi in alto, tra le onde.
Qualcuno pensa che tu menta
ogni giorno, un poco, anch’io
sto improvvisando come te.
Com’eri melenso ieri sera
con disinvoltura scimmiottavi
sulle curve della mia natura
serie smancerie offrendomi
copiose rose rosse nel frac
a stelle e strisce e ti illudevi
di guidare le cose mentre io
ridevo a squarciagola sotto i baffi.