Come, thick night,
and pall thee in the dunnest smoke of hell,
that my keen knife see not the wound it makes,
nor heaven peep through the blanket of the dark,
to cry, ‘Hold, hold!’
— William Shakespeare
I always speak to myself
no more myself but a colander
draining the sound from this never-to-be mentioned wound
— Alice Oswald
vi fu un tempo in cui non vi era
nulla
puoi concepirlo,
posso io?
nulla e dunque neanche il tempo e noi
non c’eravamo, io e te non c’eravamo
e non c’era inizio alle nostre discussioni
seduti nello studio a tentare l’improbabile
accordo, o in una sala, in piedi per terra
con i nostri tanti corpi da suonare
a volte tutti e altre solo uno
in quel tempo che non c’era,
un tempo del sentire di esserci
ché in quanto a esserci
io ero ancora nessuno
una strega gettò i suoi occhi
tra quelli che avrei saputo essere
i miei piedi
la paglia nella testa
la mia arsa e vuota
incantata dall’imbroglio
di poter bastare a me stessa
e niente era
se non ciò che non era
Rossella Pretto, Nerotonia, Samuele Editore 2020