Dante Day 2022 – anteprima Miglior acque


 

In occasione del Dante Day 2022 Samuele Editore svela il progetto presentato a Bologna in Lettere 2021 e che ha impegnato la Redazione per ben un anno di lavoro. 33 poeti italiani traducono 33 poeti neozelandesi nel percorso di rivistazione del Purgatorio dantesco. A brevissimo disponibile in libreria.

Ma soprattutto oggi l’Editore e i Curatori (Marco Sonzogni e Matteo Bianchi) ricordano l’amica Bianca Garavelli, a cui il libro è dedicato.

 
 


 
 
Gli autori neozelandesi presenti coi rispettivi poeti/traduttori italiani:
 
Airini Beautrais – Bianca Battilocchi
Marisa Cappetta – Laura Accerboni
Kay McKenzie Cooke – Renata Morresi
Mary Cresswell – Antiniska Pozzi
Majella Cullinane – Giorgia Meriggi
Sam Duckor-Jones – Guido Mattia Gallerani
Nicola Easthope – Marco Corsi
David Eggleton – Flavio Santi
Michael Fitzsimons – Daniele Serafini
Janis Freegard – Franca Mancinelli
Anahera Gildea (Ngāti Tukorehe) – Antonella Anedda/Marco Sonzogni
Michael Harlow – Claudio Pasi
Jeffrey Paparoa Holman – Tommaso Di Dio
Anna Jackson – Maria Borio
Andrew Johnston – Marco Bini
Tim Jones – Carmen Gallo
Elizabeth Kirkby-McLeod – Sonia Caporossi
Hugh Lauder – Giorgiomaria Cornelio
Vana Manasiadis – Flaminia Cruciani
Mary McCallum – Michela Monferrini
Elizabeth Morton – Rossella Pretto
Kōtuku Titihuia Nuttall – Lucia Brandoli
Vincent O’Sullivan – Massimo Gezzi
Robin Peace – Mariangela Maio
Helen Rickerby – Viola Di Grado
Reihana Robinson – Mariadonata Villa
Robert Sullivan – Alberto Fraccacreta
Steven Toussaint – Leonardo Guzzo
Jamie Trower – Tommaso Giartosio
Tim Upperton – Demetrio Marra
Sophie van Waardenberg – Carolina Montuori
Bryan Walpert – Edoardo Zuccato
Sue Wootton – Alessandro Brusa
Federico Magrin
 
 


 
 
Un estratto dalla prefazione:
 

L’antologia More Favourable Waters, a cura di Timothy Smith e Marco Sonzogni, edita a Wellington da the Cuba Press per il Dante Day 2021, ha proseguito la tradizione che spazia da William Blake a Dan Brown: ‘tradurre’ dante, etimologicamente e simbolicamente, ai nostri giorni e nei nostri luoghi, addentrandosi nelle situazioni usuali con le modalità usuali. Per omaggiare il Sommo Poeta nel settecentesimo anniversario della morte i curatori hanno coinvolto trentatré poeti neozelandesi, a ciascuno dei quali è stata assegnata la prima terzina di un canto del Purgatorio come ispirazione, o meglio, come scintilla per scrivere una nuova poesia che li includesse e li trasportasse oltre i secoli. La scelta della seconda cantica è dovuta proprio all’immaginazione di dante, il quale collocò «il duro masso» agli antipodi di gerusalemme: un tunnel sotterraneo che arriverebbe in mezzo all’oceano Pacifico. Sebbene la scienza teologica abbia omesso strategicamente di pronunciarsi sulla sua ubicazione, le terre più vicine sono le isole meridionali della Polinesia francese, piuttosto lontane dalla nuova zelanda, essendo rapa iti l’unica popolata nei pressi di questo “eden terrestre”. La nuova zelanda, quindi, non era esattamente nelle coordinate dantesche quando, nel XiV secolo, posizionò il Purgatorio al centro di un oceano sconosciuto alle genti dell’europa occidentale. Samuele Editore ha voluto importare la materia poetica nel paese e nella lingua di dante, testimoniando non solo la presa che continua a esercitare sugli autori viventi, ma anche il segno della diversità etnica, culturale, linguistica e formale della poesia neozelandese contemporanea. a questo proposito, è stato riproposto in copertina l’arazzo imponente di roger Mortimer, riguardante la serie dantesca “Houhora New Zealand”. nelle sei opere in successione l’artista scompone cronologicamente e iconograficamente un viaggio che continua senza sosta da quello dei primi esploratori, provando a metabolizzare la ferita ancora aperta della colonizzazione: alle voci indigene del Pacifico si sono unite quelle di varie ondate migratorie da ogni parte del pianeta. L’inglese parlato e scritto nella terra della lunga nuvola bianca è una benigna Babele; tradurre è quindi una dimensione necessaria della comunicazione quotidiana e creativa, e forse l’antidoto migliore a ogni forma di subordinazione. Inerpicarsi, verbo intransitivo che sottende una salita faticosa, quasi un’arrampicata richiedente appigli più o meno razionali, è la sfumatura linguistica che meglio raffigura l’abbinamento dei trentatré autori italiani individuati per tradurre i colleghi oltreoceano.

Il verbo in questione, nonostante il tono colloquiale della composizione originale, è stato impiegato da Carmen gallo nella traduzione di tim Jones, Near paradise. L’intenzione dell’interprete di utilizzare una voce verbale tanto connotata mette in risalto quanto un certo uso sconsiderato e sovrabbondante dei gergali abbia impoverito il nostro vocabolario abituale, riducendo drasticamente la nostra stessa portata immaginifica.

Matteo Bianchi

 
 


 
 
Uno dei testi che compaiono nel libro:
 
 
Near paradise
 
In weather like this, all forests are dark.
We hunched under the dripping trees
debating which of us had lost the track.
 
We’d risen at dawn, crossed the icy river,
found the Beans Burn with its sudden bluffs
and poolside detours, plodded up-valley
 
in this damp pastiche of summer. We’d
got in a tangle, reached a dead end,
dropped back to the stream to disagree.
 
She said my map was as useless as me.
She said our route was across the stream
and crossed to prove it. I stayed put. So she
 
made her way upstream against the rippling run,
with little steps along the bank, and I kept level
on my favoured side, trying to keep her in view.
 
She vanished from my sight. I called, got no reply.
Panicked, I pushed on, till I saw her looking back
from a grassy flat beside the stream. She’d been right,
 
and I’d been wrong. As I reached her, a roar:
jet boats, up from Glenorchy for the day, showing off
along this narrow stream for their paying passengers.
 
Revving engines, tight turns, great walls of water
that soaked us equally. United in outrage, we turned
to scream at the drivers, but they were gone,
 
racing back downstream to wharf and bus and Novotel.
‘You’re dripping wet,’ I told her. She smiled back,
forgiveness in her gaze. Damp late afternoon
 
fell towards cool twilight as we put up our tent,
slapped on Dimp to beat the sandflies, filled the billy.
Dinner, dishes, sleep. Tomorrow, not far upstream,
 
our route will rise far above this valley. Fohn Saddle,
Fiery Col, five narrow passes we must thread
before we leave this earthly paradise behind.
 
Tim Jones
 
 
 
 
 
 
Quasi Paradiso
 
Con un tempo come questo, tutte le foreste sono scure.
Ci incurvammo sotto gli alberi fradici a discutere
su chi di noi avesse perso il sentiero.
 
Svegli dall’alba, abbiamo attraversato il fiume ghiacciato,
e trovato il Beans Burn con le sue scogliere inattese
e le deviazioni a filo d’acqua, scalando la valle fino a cima
 
in questo umido pastiche estivo. Eravamo
finiti in un groviglio, giunti a un punto morto,
e tornati indietro al corso d’acqua per litigare.
 
Lei disse che la mia mappa era inutile quanto me,
disse che il nostro sentiero passava attraverso il fiume
e lo attraversò per dimostrarlo. Io stavo fermo. Lei invece
 
si faceva strada controcorrente nel flusso increspato,
a piccoli passi lungo la sponda, e io la affiancavo
dal lato che avevo scelto, cercando di tenerla d’occhio.
 
Sparì dalla vista. La chiamai, senza avere risposta.
Nel panico, tirai dritto finché non la vidi voltarsi indietro
da una spianata d’erba accanto alla corrente. Lei aveva ragione,
 
e io torto. Quando infine la raggiunsi, un rombo:
motoscafi, in gita da Glenorchy per la giornata, si davano arie
in questo stretto torrente per i passeggeri paganti.
 
Motori al massimo, virate a gomito, grandi pareti d’acqua
a sommergere entrambi. Uniti dall’oltraggio, ci voltammo
per urlare contro i conducenti, ma erano già andati,
 
tornati di corsa verso la valle, al pontile, all’autobus, al Novotel.
“Sei bagnata fradicia”, le dissi. Mi sorrise,
perdono nel suo sguardo. L’umidità del tardo pomeriggio
 
si tramutò in un freddo crepuscolo mentre montavamo la tenda,
ci spalmavamo il DIMP contro i pappataci, riempivamo il pentolino.
Cena, piatti, sonno. Domani, risalendo la corrente non lontano,
 
la nostra strada si inerpicherà alta su questa valle. Fohn Saddle,
Fiery Col, cinque stretti valici che dobbiamo oltrepassare
prima di lasciarci questo paradiso terreno alle spalle.
 
Carmen Gallo