da Poetrydream
Rinchiusa gelosamente nello spazio del privato, sembrerebbe che null’altro possa esternarsi nel custodire memorie se non il ripetersi di evanescenze che autorizzano al disvelamento di accadimenti vissuti nel passato con la partecipazione emotiva di chi rielabora il senso di una o più storie. E qui la poetessa ricama con delicatezza e con pronta incisione un monologo in quattro atti. Un monologo che è l’autrice stessa a spiegarlo in un video girato in occasione della pubblicazione, quattro monologhi dedicati alle donne, per onorare, in un certo modo, l’epigrafe di Helene Cixous scelta per aprire i versi: «Una donna non muore se da un’altra parte, un’altra donna riprende il suo respiro», un concetto valido per ogni essere umano al di là del genere. I testi, di origine decennale, prima di approdare sulla carta hanno girato teatri facendosi essenzialmente suono, di fatto i versi erano accompagnati da musiche scritte appositamente dal chitarrista classico Stefano Oliva.
Scrive Sonia Caporossi nella prefazione: «Si tratta, in effetti, di elaborazioni poetiche di quattro storie vere, rilette attraverso le lenti estetiche di una parola poetica delicata e gentile, che a sua volta tenta di indagare la natura naturante del dolore esistenziale come anamnesi morale del principio di autocoscienza». La parola di Argentino è musicale e profonda, precisa nel tratteggiare le vertigini e i risvolti psicologici dei personaggi scelti.
“Radunata io tutta attorno a te, attorno a te coagulata./ Io e te adiacenti, legati dalle scorribande del sangue,/ dalla gioia di farti uomo e di rifarmi tu bambina/ ché senza età è il mio esserti madre,/ materia docile al tuo volermi madre in biologia e in amore./ Amore del sì detto in tremore/ il sì che nella esse striscia, scorre basso col peso del dubbio/ nella i poi s’innalza, veste le ali e incede verso l’infinito incanto./ E sento sai che sempre c’è un angelo/ che senza domandare attende una risposta./ E sì rispondo ancora perché mi hai scelta,/ perché mi rifai madre un’altra volta.”
Scaturisce dal centro del sussurro l’ansia di chi si rivolge al frutto del proprio grembo cercando di aprire le illusioni che sembrano vorticare nell’attesa. Attesa che continuamente si rifà presente per invadere e permeare tutto lo spazio di una vita, escludendo ogni idea di fine, ma adagiandosi quotidianamente a qualcosa di concluso già in maniera luminosa.
Antonio Spagnuolo
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