Tenere insieme su Treccani


 
 
da Treccani
 
 
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Altri due esempi compiuti sono La prima parte (Marsilio, 2021) di Carlo Carabba e Tenere insieme (Pordenonelegge Poesia-Samuele Editore, 2021) di Gabriel Del Sarto, usciti proprio – mera coincidenza? – nel decennale (passato tra l’altro inosservato) del movimento TQ, e – non a caso – fin dal titolo accomunati dal grande sottinteso: la vita. Tenere insieme la vita; La prima parte della vita. Si tratta infatti di due raccolte complessive dei lavori “di una vita”, appunto. E a un intento generazionale i due poeti non si sottraggono, ognuno a suo modo: esplicitamente Del Sarto (“Come una sosta dipinta / fra le altre della nostra vita. Ho mancato / alcune parole a voce bassa. Generazione”); con fine arte allusiva Carabba (Nella segale è un riferimento a rye, parola-chiave del Giovane Holden). Il libro di Del Sarto si apre programmaticamente con questa frase di Ralph Waldo Emerson: “Non esiste, propriamente, la storia. Esiste soltanto la biografia”. A cui fanno eco le due epigrafi di Carabba, di analogo segno: un Leopardi generazionale (dal Passero solitario: “Che di quest’anni miei? Che di me stesso?”) e il gruppo britannico dei Pulp (“Won’t it be strange when we are all fully grown?”). “Le cose accadono” precisa la seconda epigrafe di Del Sarto dal poeta britannico Geoffrey Hill. Le cose accadono, dunque, e vanno sapute raccontare.

Come? Con la massima leggibilità e aderenza al reale e al proprio vissuto – in netta contrapposizione al diffuso appunto che si fa alla poesia italiana di essere difficile e lontana dalla realtà. Andiamo alla scoperta di alcune scelte compiute da Carabba e Del Sarto per ottenere questi risultati di leggibilità e aderenza al reale di cui si diceva.

Flavio Santi

 

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