Basti
Giuseppina De Rosa
a cura di Roberto De Rosa
La tenera vicenda di un cane che dalla Grecia all’Italia accompagna la vita di una signora
88enne di San Foca (Pn). Dieci anni di vita raccontati attraverso le piccole grandi storie di un cane.
ESAURITO
***
Roberto negli ultimi giorni mi ha stressato tanto chiedendomi di finire il libro dicendo qualcosa di veramente mio. Lui pensa che io non abbia altro da fare che pensare al racconto.
Comunque l’altra notte mi è venuta un’idea. Non so se gli piacerà ma ho deciso di fare una chiacchierata con Basti.
“Basti, vieni qui un momento, da me. Ho alcune cose da dirti. Se riuscirai a capire quello che sto per dirti dimena il tuo codone, se non capisci niente, abbaia. Sono un’anziana signora molto fortunata. Ho una bella famiglia: due figlioli, uno dei quali è il tuo padrone e l’altro che ti coccola sempre. Nino poi ti sta vicino più di tutti.
Non pensare che la mia vita sia stata tutta rosa e fiori.
I dissapori con i figli ci sono stati e si sono anche risolti. Ho avuto la fortuna di avere tanti parenti e sono stata loro vicino in tante occasioni, nelle ricorrenze belle e in quelle brutte.
La mia prima nipote si chiamava Graziella, con l’andar degli anni ci siamo capite molto bene e con lei ho creato un legame molto forte. Lei mi chiamava sempre ‘la zia Rompina’. Il giorno del mio ottantesimo compleanno lei mi fece gli auguri ed io gli ho detto:
«Grazielletta, non sarà più come prima, ho ottanta anni».
«Se ti conosco bene zia Rompina, il tuo entusiasmo non cambierà mai».
Mi manchi tanto Graziella e penso che mancherai a tante altre persone perché eri generosa e buona.
Ho avuto tanti, tanti amici che ricordo con grande piacere. Hanno riempito le nostre giornate quando da giovani affrontavamo la vita con pochissimi mezzi e due figli.
Uno si è laureato e l’altro ha continuato a lavorare girando il mondo. La mia vita è stata molto semplice. Mi sono accontentata di molto, molto poco.
Naturalmente da quella prima telefonata dalla Grecia il mio dna si è riversato su di te. Ricordo con tanta commozione la sera in cui Stefano è arrivato portandoti con lui. Non l’ho neppure sgridato.
Però pensavo dentro di me, ‘Cosa mi toccherà adesso con questo cucciolo, cosa succederà?’.
La mattina dopo ti ho visto comodamente sdraiato sul divano in cucina, mi hai strizzato l’occhio e io ho cominciato a volerti bene.
Ho sorriso tanto, tanto e questo era il mio benvenuto nella nostra casa. Io sono sempre stata una signora con un esagerato senso dell’ordine e della pulizia. Ho sempre cercato di tenere la mia casa pulita. All’inizio trovarmi i tuoi peli sparsi dappertutto mi ha disorientato. Ma mai, per nessun motivo, ho pensato di sgridarti.
Da tanti anni non ci faccio più caso.
Per fortuna l’aspirapolvere fa il suo dovere, fin dove può.
Dopo due anni è arrivata Francesca. Eri di una gelosia sfrenata. Quando la tenevo in braccio, disapprovavi e venendomi vicino mi facevi capire che con te non avevo mai fatto questa cosa.
Quante volte ti ho spiegato che non potevo farlo perché eri grande e grosso. Ma non mi ascoltavi.
Basti, grazie per la tua splendida compagnia. Mi hai fatto capire che un cane ti può dare tanto, tanto.
Ho pensato a lungo alla mia caduta e alla mia frattura. Sono passati cinque mesi da allora. Sei stato il mio dottore e mi hai fatto capire che l’entusiasmo ancora non mi manca: per la casa, per la lettura, per il gioco di carte del pinnacolo. Mi hai fatto capire quanto amore c’è intorno a me da parte di mio marito, dei miei figli della mia Francesca, dei miei amici, dei miei vicini.
Mi hai fatto capire quanto Carmen mi sia stata accanto, specialmente nei difficili momenti in cui ero al Pronto Soccorso o alle visite di controllo.
Non sono caduta per caso, credimi.
Forse avevo bisogno di capire tante cose, forse non ero ancora abbastanza saggia nonostante l’età. E tu sai bene quanto io sia stata fortunata ad arrivarci.
Voglio raccontarti ancora questo episodio che dura il tempo di un fine settimana, dal venerdì alla domenica.
Chi arriva? Francesca, la luce dei miei occhi. Francesca ed io siamo due chiacchierone e lei tante volte fa finta di non sentire quello che le dico, anche se a otto anni è presto perché possa soffrire di udito. Francesca mi sorride e sai cosa mi fa, specialmente quando ne combina una delle sue? Mi da un bigliettino scritto.
‘Nonna ti voglio tanto bene’.
Voi non ci crederete ma quando arriva Francesca i dolori alla spalla cessano. Mi dò un certo contegno e poi mi ricarico ed è una gioia stare con lei fino a domenica pomeriggio.
Basti, so che quando lei va via tu sei più contento. Me lo dimostri sollevando il muso e agitando la coda. Da quanto tempo ti ripeto che non devi essere così geloso. Cerca di capire che Francesca è Francesca. So che tu comunque non sei più geloso come prima, ma devi fare ancora un po’ di strada, ci vorrà del tempo.
Carmen e Stefano sanno quanto gli sono grata per lasciarmi la piccola ogni fine settimana.
Grazie di nuovo, Basti.
Ieri sera ti ho visto in soggiorno e avevi gli occhi chiusi. Dormivi.
Non sembravi più il cucciolo di una volta, stiamo invecchiando insieme e non sai quanto bene ti voglio e quanta gratitudine ti devo per avermi fatto capire che anche se non sono più quella di una volta, la vita scorre piena di sorprese e di cose belle, facili da raccogliere, anche per me.
Non voglio fare torto a nessuno, Basti, tu sai che ho ancora tanti parenti e amici che si ricordano di me e di Nino. Ho imparato da te che si può essere grati alla sorte anche se ci ha riservato delle cose non belle, me lo hai insegnato, rendendomi quei momenti più facili.
Ho riflettuto tanto, tanto, Basti. E nonostante tutto, nonostante la mia caduta, anzi grazie alla mia caduta, dalla quale non mi sono ancora completamene ripresa, posso dirti che sono contenta di tutto quello che è successo nella mia vita fino a questi ottantotto anni.
Basti sai che devo ringraziare Nino, vero, per la felicità che mi ha procurato. So che anche tu gli vuoi tanto bene.
Credo di aver finito quello che volevo raccontarti. Avrei voluto parlarti di tante persone ed episodi che sono rimasti invece dentro di me. Ti avrei stancato troppo. Però senza togliere niente a nessuno lascia che ti ricordi Eliana, una vera amica, un’amica del cuore alla quale non smetto mai di pensare.
Certo se non fossi caduta, sarebbe stato meglio.
Vorrei che le persone della mia età stessero più attente a come si muovono e a quello che hanno intorno. Ho imparato che anche per una frattura non pericolosa la vita cambia e per sempre e non tutti hanno la fortuna di averti vicino come compagno e come dottore.
State attenti, non cadete.”
Dopo questa lunga chiacchierata Basti mi guarda senza muovere la coda e senza abbaiare, forse sta ancora pensando a tutto quello che gli ho appena detto.
Forse mi risponderà più tardi, o forse non lo farà mai, ma in realtà la sua risposta la conosco già. La vedo in tutte le volte che mi si è avvicinato roteando la coda contento.
Siamo in piena sagra paesana.
Per premiare la pazienza con la quale mi hai ascoltato così a lungo telefonerò alla Adriana per portarti a fare la toilette stagionale.
Le dirò: «Qua parla Basti» e lei come al solito mi risponderà: «Ma da quando in quà i cani parlano».
E tutte e due ci metteremo a ridere.
(da “Basti” di Giuseppina De Rosa)
ESAURITO