L’ora del mondo- Marco Amore



 
 
L’ora del mondo
Marco Amore
Pagine 82
Prezzo 13 €
ISBN 978-88-94944-84-6
 
 


 
 
Versione online Sbac!
Prezzo 4 euro


 
 

Quando diciamo poesia, economia non è la prima parola che ci viene in mente. Non accostiamo i poeti a profitto, dichiarazione dei redditi, minibond, ISEE. Forse per un istinto naturale di protezione, li vogliamo tenere lontani dalla ‘scienza triste’, per non intristirli. Poi leggiamo questo libro e ci accorgiamo che ci siamo sbagliati, che abbiamo fatto male a considerare la vita economica come aliena alla poesia. Abbiamo sbagliato perché non avevamo capito che l’economia non era altro che la vita, e quindi degna di poesia come lo è tutta la vita.

L’economia si è allontanata dal territorio dell’umano buono. L’oikos per diventare nomos ha perso il kalos. Lo abbiamo perso anche perché i poeti non hanno visto l’economia, non ce l’hanno raccontata. L’hanno guardata come faccenda aliena alla poesia. E senza i poeti si è abbruttita, è entrata in zone per soli addetti ai lavori, è uscita dal campo visivo degli artisti e lì ha perso contatto con le dimensioni fondamentali dell’esistenza. Perché finché un poeta vede, guarda, canta qualcosa – l’amore, il dolore, una figlia – la sta riscattando dal suo destino mortale. La eterizza con i suoi occhi maieutici, e dice a quel brano di realtà: “Lazzaro: vieni fuori”. Il primo nemico di tanatos è il logos, in particolare il logos poetico, che ha la capacità di risorgere la vita.

Ecco perché il poeta è l’essere più vicino a Dio – perché crea la realtà dicendola, perché risorge ed eternizza –, e quindi è il primo lottatore con Dio, perché ne è alleato e rivale. Ogni poesia è cooperazione e concorrenza con lo Spirito divino: nasce da una ispirazione di cui il poeta non è il padrone, ma vorrebbe esserlo, cerca di esserlo fino alla fine, fino all’ultimo verso che scriverà per l’angelo della morte. L’essenziale castità del poeta sta nella sua capacità di non appropriarsi della voce che lo ispira, di ospitarla senza farla diventare proprietà privata – e quando lo fa, scappa via, ma può tornare.

Il triste giorno in cui i poeti hanno lasciato l’economia – quando è successo? nel primo giorno della rivoluzione industriale? o quando fu inventato il primo edge fund? o, tanto tempo fa, quando un uomo fu venduto per un paio di sandali (Amos)? – l’economia si è progressivamente disumanizzata, è diventata sola techné. Giorno dopo giorno si è accontentata del know-how e ha perso il know-why, ha dimenticato lo ‘hau’ (spirito) che abita le cose e le protegge dalla nostra manipolazione totale, uno hau che solo i poeti, i soli veggenti sopravvissuti nel crepuscolo degli dèi, riescono ancora a scorgere o di cui, almeno, riescono a udire i gemiti. Ma se non ce lo dicono, lo spirito ci resta inaccessibile.

Le poesie di Marco Amore sono anche un canto per quel brano di vita che si chiama economia. Ed è un canto d’amore (‘nomen omen’) anche quando ne denuncia la tristezza e la monotonia, perché l’amore del poeta sta nei suoi occhi: ama le persone e le cose nel guardarle, nel vederle: ‘e guardatolo, lo amò’. Manzoni non ama la monaca di Monza perché dona un lieto fine alla sua triste storia, la ama perché, semplicemente, la vede, così la risorge. Hugo non ama Fantine perché le crea una storia di redenzione: no, la ama perché la vede dentro la sua sventura senza redenzione – la sua redenzione è lo sguardo del poeta.

dalla prefazione di
Luigino Bruni

 
 
 
 
Autunno
 
penso a com’è cambiata la sua vita
da quando presenta la dichiarazione dei redditi
                 – niente scarti di aspirazioni, inutili ideali
nel recinto delle convenzioni sociali
scandite da pause caffè
 
Quell’impiegato dal portamento
altèro, il riflesso di sé stesso in camicia gessata
e valigetta blu navy sono reali, eppure quegli occhi non sono
i suoi, proprio come quelle labbra non sono le sue
labbra
                         specchiate
 
 
 
 
 
 

il lavoro consiste nel redigere il Piano di Impresa di misure a sostegno del processo di internazionalizzazione di Cassa Depositi e Prestiti; di investimenti innovativi per la trasformazione tecnologica e digitale e procedure negoziali (dove la concessione degli incentivi pubblici è subordinata a una fase di negoziazione tra soggetto richiedente – o applicant – ed ente erogatore). Gli capita di lavorare a incentivi rivolti agli Enti del Terzo Settore (in economichese, ETS), a progetti di investimento nel settore edile e metalmeccanico, nell’ambito Ho.Re.Ca e della certificazione dei sistemi di gestione, per cui ha maturato un’idea personale su controversi argomenti come l’ecologia industriale, il recupero energetico o la gestione dei rifiuti.

 
 
 
 
 
 
altro ufficio – arredato con scrivanie
funzionali
 
I business analyst svolgono incontri one to one
con gli imprenditori muniti di badge
 
(lo consegna al punto informativo
una segretaria in tailleur pied-de-poule grigio)
 
Questa gente investe in multiproprietà,
prende Mercedes a noleggio, sa che eleganza
è sinonimo di ambizione
 
               «flagga riquadri in progressione
               alfanumerica»
 
 
ovunque guarda,
il taglio asimmetrico
dell’immaginazione incrementa la quota di profitto
                                  del Peccato
(Capitale?)
 
… l’hanno cercata ovunque:
nelle carte sparse,
negli occhi distratti dei passanti
nelle isole pedonali
 
ma l’anima è un’invenzione
che scienza e medicina non possono sottrarre
 
              Neppure si può vendere e acquistare
                              in un mercato illiquido – l’anima