da SuccedeOggi
L’incontro tra due grandi autori
Pascoli & Heaney
Escono anche in Italia le poesie di Pascoli tradotte in inglese da Seamus Heaney. La testimonianza di un comune sentire poetico iniziato con la scoperta del “L’aquilone” da parte del premio Nobel
In una delle sue non rare visite in Italia, dove ha molti amici ‒ traduttori, poeti, professori universitari ‒ e dove vanta tanti lettori, il poeta Seamus Heaney, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, si reca a Urbino per ricevere la laurea honoris causa. Siamo nel 2001. A Urbino scatta l’interesse nei confronti della poesia di Giovanni Pascoli. Il piccolo centro delle Marche, ricco di storia e di cultura, è in effetti legato alla vicenda biografica di Pascoli, che lì trascorse insieme ai suoi fratelli, presso il collegio dei padri Scolopi, un periodo della fanciullezza e della prima adolescenza. Una delle sue più popolari poesie, L’aquilone, recupera appunto, in età matura, un ricordo di quegli anni e di quel luogo. Scritta nel 1897 e poi inserita nei Primi poemetti, la composizione in terzine narra di un giorno in cui non c’è scuola e i ragazzi fanno volare, nell’ “aria celestina”, “molte bianche ali sospese… / sì, gli aquiloni!”. La mattinata di gioia si conclude in dramma: mentre “ognuno manda da una balza / la sua cometa per il ciel turchino” ‒ di fronte la vista di “Urbino ventoso” ‒ uno dei ragazzi, tra i più grandi, cade da un muretto, batte la testa e muore.
Il primo contatto tra Heaney e la poesia di Pascoli avviene dunque a Urbino, con la lettura de L’aquilone. I versi sono una scoperta, forniscono allo scrittore irlandese l’immediata certezza di trovarsi davanti a uno dei più grandi poeti del Novecento e offrono il segno di una insospettata vicinanza poetica e umana. Anni dopo, nel 2012, in occasione della Lectio magistralis tenuta a Bologna nel corso di un convegno internazionale dedicato a Pascoli, Heaney si esprime così: «Posso dire, in effetti, che sono legato a Pascoli da un pezzo di spago, un filo che tiene in alto un aquilone e regge la tensione di quando è preso dal vento». Quel filo lo trattiene ben stretto tra le mani, Seamus Heaney, tanto che qualche anno dopo il primo contatto urbinate, traduce proprio quel poemetto (“and yes, it is the kites!”), prima di affrontare alcune tra le più celebrate poesie di Pascoli ‒ X agosto, L’assiuolo, La quercia caduta, Digitale purpurea, La cavalla storna, e l’intera serie dei sedici madrigali (tra cui i notissimi Arano e Lavandare) de L’ultima passeggiata, contenuta nella raccolta Myricae.
Giuseppe Grattacaso
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