Corpi solubili su BookBlister

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Mario De Santis per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che oggi ci parla della vita e dei suoi garbugli.

“È dopo anelli di morte che si ricomincia a capire gli anni
da un capillare occluso, dalla spirale di tagli, di abbandoni, l’aria
vuota di una conchiglia (…)”

Non tutta la poesia è per tutti, ma ci possiamo provare lo stesso. A cercare tra una parola e l’altra, tra un verso e l’altro, un frammento che sia per noi. Non è nemmeno detto che sia utile, anche se è il senso che diamo alle esperienze a renderle più o meno vantaggiose per noi.
 
Si può attraversare indenni le pagine di mille libri, restare sempre gli stessi, non lasciarsi scalfire, mantenerci identici. Qualcuno ci riesce, qualcuno diviene macerie.
 
Ci riguardiamo in una foto di gruppo, vent’anni, trent’anni dopo. Ci sono creature che ciclicamente lo fanno, cercano di sé e degli altri i bagliori, le disperazioni, la prova di esistenza. Sembra non sia passato che un istante, a volte. Altre volte sembra una vita irreversibilmente attraversata da un cataclisma. Ci sono assenze.
 
È dopo anelli di morte che si ricomincia a capire gli anni… e ognuno è in attesa della sua comprensione, di poter leggere il disegno assegnato nel suo insieme, di raccogliere le ceneri delle luci che ha provocato e di riavvolgere il nastro delle ricostruzioni.
 
C’è qualcosa di difficile nel nostro passaggio terreno, di incomprensibile. Ne cogliamo il senso e poi ci sfugge. Eppure alla fine, quando meno ce l’aspettiamo, ecco il garbuglio che si scioglie. Il poeta ci porta nella sua idea di passato e di memoria e ci ricorda che a contare è il risveglio e che sebbene niente splenda se non bruciando, c’è sempre qualcosa che sopravvive. Sempre.

Elisabetta Bucciarelli

 
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