Da Finestre-L’Irregolare
Una volta ho fatto arrabbiare una poeta.
È stato per un malinteso in un giorno primaverile di tempeste, in cui dovevamo presentare un suo libro di poesie in un parco, e per quel malinteso lei si è attraversata tutta la metropoli con un trolley, dopo essersi girata mezza Italia in treno, e quando è arrivata, mentre sul parco della nostra presentazione incombeva un temporale, mi ha guardato stravolta e sì, penso di poterlo dire: infuriata.
È stata una vera fortuna, perché proprio in quel momento, osservando Beatrice Zerbini, con cui ci conoscevamo da tempo e avevamo già condiviso un’altra presentazione, osservando quel suo viso rotondo e bonario mentre era sul punto di esplodere, mi sono detto: ma è una bambina! E poi guardandola meglio, osservando la fatica e la tensione, che entro pochi minuti avrebbe trasferito nella lettura delle sue poesie, mi sono detto: ma no, è adulta; se ho mai conosciuto una persona adulta, è lei.
Ed è stato in quell’istante che mi è venuto in mente di paragonare la sua poesia, insieme così pienamente matura e capricciosamente infantile, dolentemente adulta e spericolatamente bambina – e lei stessa – all’unico altro caso in tutta l’arte contemporanea dove questi due poli, maturità e infanzia, si compenetrano con altrettanta grazia e universale successo: le vignette dei Peanuts.
Filippo Golia
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