di Andrea Roselletti
prefazione di Giuseppe Moscati
Insomma la genesi di questi versi in parte birichini e in parte graffianti e in parte potentemente evocativi rimanda a una questione che non posso non definire estetica. Ben consapevole che dietro l’estetica si nasconde il più delle volte l’etica. Sarà per questo motivo che sono propenso a credere che queste liriche abbiano non una, bensì tre origini.
La prima origine è la penna di Andrea Roselletti, ovvio, ma la seconda e la terza? Ve le cito entrambe di getto: Eros e Philotes. Se il primo personaggio mitologico è ben noto e rappresenta da sempre l’amore che non muore mai, che spiazza e che sfibra, che fa sognare e che trafigge, della dea Philotes non è che si sia mai detto molto. Eppure, eppure… Nella mitologia greca Philotes è la dea (minore, ahimè) dell’amicizia, o meglio delle relazioni di amicizia, cioè relazioni che testimoniano un forte attaccamento (φιλότης), relazioni che fanno pensare ancora una volta all’amore e alla sua energia, relazioni che danno vita a una sempre nuova creazione. Vale a dire la creazione di una rete di legami indissolubili, fatti anche – perché no? – di scontri e di musi duri, di sfide e di rinfacci, ma sempre e comunque alimentati da una passione straordinariamente viva, pulsante e tale che – come leggiamo in Inguaribile – non possiamo non considerare l’amicizia alla stregua di una vera e propria, inguaribile malattia.
Tra amici ‘veri’, non a caso, tutto sembra fermo all’ultimo incontro anche se non ci si vede da tanto, persino tantissimo tempo. Ma non crediate che l’amore non sia strettamente imparentato con questo sentimento, esso stesso è una malattia, anche se «a decorso favorevole» come ci rassicura Siamo creature fragili.
[dalla prefazione di Giuseppe Moscati)
Alcuni testi:
Inguaribile
Malattia
che non ho intenzione di curare
spero malattia inguaribile
l’amicizia.
Antonio
Ho tirato fuori dall’armadio
delle cose dismesse
un vecchio vestito che odiavo.
Ora lo trovo bellissimo,
se solo lo avessi indossato
prima!,
non avrei avuto problemi
ad entrarci
(ora pensano che mi stia stretto)
e potrei morire
sulla tua fossetta,
respirando
i dolci movimenti
delle tue labbra.
Nudi
Finalmente i muratori tornano
a levarsi le camicie
a mostrare pelle troppo bianca,
sotto canottiere lerce,
e muscoli rotondi.
Primavera,
non guardare
non sfiorare famelica quei corpi,
i ragazzi sono tutti miei
a primavera.
Autobus
Ho pianto un po’
nell’autobus
poco
che nessuno mi vedesse
che nessuno sapesse
di me
che sono debole
perché non era solo sesso mercoledì sera
pensavo
e invece…
Mi è difficile dirti
ti amo
ancor più se mi dici
ti sbagli
di che poi,
mi sbaglio di amarti,
ecco i miei sbagli.
Le stelle dicevano
oggi non è il caso di essere romantici
ma tra essere romantici e morire
c’è tutta la mia vita.
A questo punto
Il troppo clamore ha attutito il resto.
A questo punto avrò una piccola casa
e poche cose, pochi amici, poco caldo
e poca estate. Avrò una vita da ricostruire
e questo è già molto da fare.
A questo punto è inutile chiedersi
se è giusto o sbagliato.