Affrontare la gioia da soli su La Poesia e Lo Spirito

 

 

Da La Poesia e Lo Spirito

 

 

Leggendoti, mi capita di pensare che l’autenticità della tua scrittura dipenda dal fatto che scrivi per necessità. La parola scritta, tra le altre cose, può essere un desiderio di più intensa (o veritiera) comunicazione rispetto alla comunicazione che si riesce ad avere nel quotidiano con persone anche a noi vicine?

Scrivo per necessità, sì. Non mi cambia la vita, non mi porta guadagno, non sono fra i più bravi e non vinco premi e trofei: se da tanti anni continuo a scrivere è perché non posso farne a meno, e temo molto che possa arrivare un giorno in cui non avrò più nulla da dire, così come temo che non sarò in grado di riconoscerlo. Quindi sicuramente la parola scritta e la poesia in particolare – per come la concepisco io – nascono dal bisogno di costruire una forma di comunicazione non mediata, non del tutto controllata e per questo diversa rispetto alla normale quotidianità. Un taglio di luce differente che illumina angoli che altrimenti sarebbero rimasti nascosti, ecco. Diciamo che non nasce dal bisogno di dire cose che solitamente non si ha il coraggio di dire: mi pare di averlo questo coraggio, non ho paura delle verità scomode e delle conseguenze delle parole. Piuttosto il problema è a monte, è riuscire a cogliere aspetti, sentimenti o disagi che nella normalità non vengono a galla: la scrittura a volte permette questo, è un grimaldello da rivolgere per primi verso se stessi. Solo mettendosi a nudo si può avere diritto di parlare agli altri e forse degli altri.

Nella sfera della creatività, come del resto nella vita più in generale, non siamo in controllo di tutto. Perché è un bene non esserlo, secondo te?

Riguardo alla vita mi piacerebbe poterti rispondere di sì, che sarebbe bello essere sempre spontanei, ingenui, entusiasti, trasparenti, ma so bene che non è così. Pensa soltanto all’esperienza della genitorialità: io ho fatto il padre, mi sono sforzato per amore, ma ho dovuto controllare la mia impulsività e spesso, purtroppo, non ci sono riuscito. Ciò non toglie che ci sia bisogno di spontaneità e di immediatezza, siamo talmente ricoperti di sovrastrutture che le sovrastrutture stesse a volte diventano quello che siamo. Trovare un equilibrio non è facile, anche perché si tratta un po’ di una contraddizione in termini, nel senso che non puoi trovare un equilibrio su qualcosa che non controlli, non del tutto, almeno. Insomma, se per quanto riguarda la vita avessi una risposta, sarei un uomo più maturo e più sereno.Nella creatività, soprattutto per quanto riguarda la poesia, è invece sicuramente vero. Forse è il concetto stesso di scrittura poetica che vive in questo sfuggire alle coordinate prestabilite, nel trovare un punto di vista che l’autore stesso non sapeva di possedere in sé. Le opere d’arte migliori sono quelle che sfuggono all’autore, come se si fossero almeno in parte generate da sole, e in questo modo diventano qualcosa di più che splendide esibizioni di abilità o mirabili costruzioni razionali.

Un’intervista di Raffaela Fazio

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