Cartografie – Anna Toscano


 
 
Cartografie
Anna Toscano
Pagine 94
Prezzo 13 euro
ISBN 979-12-81825-11-6
 
 


 
 

Sono due le direzioni in cui si muove questo libro di Anna Toscano: i luoghi e le relazioni umane. Composto da testi inediti e da editi in molti casi revisionati, esso nasce dal bisogno di amalgamare in una sorta di storia in versi i temi ricorrenti dell’autrice, alternando voci, parti più nostalgiche e altre più giocose, rimate e a cadenza anaforica. A proposito di luoghi (tra gli altri: la stazione di Milano, Algeri, San Paolo), vi è una sequenza di poesie che costituiscono un vero atto d’amore per Venezia, il suo odore, i suoi riflessi, lo stesso guardare. L’occhio scatta foto che sprigionano storie, attese, amori, evocando figure assenti (come la madre, la nonna, un’amica), talvolta apparizioni, come Brodskij con la giacca a scacchi al mercato di Rialto, insieme a Daniele Del Giudice, Susan Sontag col ciuffo bianco, Mariano Fortuny col tabarro.
Vari autori appaiono proprio come vive presenze amate follemente nel tempo: Goliarda Sapienza, Amos Oz, Janet Frame, Mario Benedetti (l’uruguaiano). Come dice John Berger, se dopo la morte ci scegliamo un luogo per l’eternità, l’autrice vorrebbe stare tra i libri amati, in “un’eternità / piena di parole, libere”. La parola morte non compare in nessuna poesia, ma i morti sono vive assenze che segnano i giorni, sbiancati da una luce senza tempo e spazio, oltre la soglia di una stanza o in un’auto che passa. Molte sono le persone che affollano questi versi, le care altre e i cari altri, che vivono nelle pagine come nella vita dell’autrice. Di fronte alla precarietà (“tutto è in affitto”), ecco un mercatino di cose usate, da comprare tutte, per tenere insieme persone e cose, avvolte dalla pelle delle parole.

 
 
 
 
Le piastrelle in cucina
 
Stanotte ti ho sognata
nella tua grande cucina
ora B&B dozzinale.
 
Sulle piastrelle la luce
della mattina, finestre
aperte sul roseto selvatico.
 
Entro e dico La mia nonnina
allarghi le braccia:
Sei qui mia bambina.
 
Mi chino per baciarti
sto per dire Cosa farò senza te
ma dico Cosa farei senza te.
 
L’abbraccio, il tuo calore
la pelle delle tue braccia
l’odore della crema che
in ogni aeroporto ti compravo.
 
Mi sveglio, le mani sulla faccia
Come sto facendo senza te.
 
 
 
 
 
 
Attraversamenti
 
Nel volo per Madrid
la mia vicina di posto
va al funerale del padre,
in treno il mio dirimpettaio
a quello del fratello.
 
Arrivano, si siedono
si addormentano pesantemente
poi aprono gli occhi
increduli sulla vita
e in pochi istanti
cedono alle lacrime.
 
Così è quel risvegliarsi
senza ancora contatto
col mondo dei ricordi,
la grazia prima dello spavento.
 
 
 
 
 
 
E ora basta
 
Dimenticatemi muri stanchi, pure tu carta da
parati rosso damascato, bianco ingiallito,
nero con ortensie, scordate i miei giorni
tristi, scordate le urla
continue, perdete i passi incerti.
 
Non tenetemi come una impronta di
orologio o di una cornice, la mia
sagoma liberatela dal prezzo del
tutto: ridatemi il mio contorno al netto
di anni con molta luce e nessun orizzonte.
 
Anche l’odore di igienizzante, medicine, urina
– l’odore insomma acre di chi cerca la
soglia – lo avete lasciato andare
lasciate andare anche me mentre mi volto
e sorrido alle due ombre ricurve
aggrappate al corrimano.
 
Dimenticatemi muri stanchi.
 
 
 
 
 
 
Geografie del corpo
 
Quando ero giovane
non usavo creme
era una perdita di tempo,
non usavo protezione
tanto non serve,
non leggevo etichette
tanto son tutte uguali.
 
Oggi, che mi affanno
a spalmare e stendere
e mi concentro
nel tamponare il tempo;
 
oggi, che per le istruzioni
mi avvicino alla luce
e inforco gli occhiali:
oggi, ripenso a Prévert
che leggevo a sedici anni
senza sapere il tempo
e conoscerne gli inganni.
 
Prévert scriveva che si sa
la giovinezza
quando non c’è più.
E spalmo e imburro
e stendo e olio,
rendo morbidi i ricordi.