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Giovanni Pascoli, a volte sminuito nella cultura moderna specie italiana, alienata dalla natura, per la sua cristallina poesia che a prima vista non presenta difficoltà interpretative, viene definito da Séamus Heaney un gigante. Ben venga dunque, per rimettere le cose a posto, il volume edito da Samuele Editore On Home ground. Come a casa. Le versioni pascoliane di Séamus Heaney (pp. 136, 2023), con prefazione e a cura di Marco Sonzogni.
Il libro contiene la “lectio magistralis” di Séamus Heaney tenuta al convegno internazionale di studi bolognese – Pascoli e l’immaginario degli italiani (Bologna, 2- 4 aprile 2012), tradotta da Leonardo Guzzo.
La vicinanza tra i due poeti è data da diversi spunti. Il primo è legato alla memoria: anche il poeta irlandese da ragazzo aveva avuto un’esperienza di gioco insieme ai fratelli e al padre con un aquilone. Il legame diventa un filo di spago che va dall’Italia all’Irlanda. Un filo affettuoso e drammatico: la poesia L’aquilone termina con la visione della morte prematura di un compagno di collegio; quella di Heaney, contenuta nella raccolta “Catena umana”, evidenzia la consapevolezza improvvisa della sofferenza, della perdita, quando lo strappo del filo allontana definitivamente l’aquilone.
Egli scrive Un aquilone per Michael e Christopher, sono i suoi due figli, che termina con i versi:
prima che l’aquilone sprofondi nel bosco / e questo filo perda ogni uso / prendetelo, ragazzi, con tutte e due le mani, sentite / vibrante, radicato, dalla lunga coda, lo strappo del dolore. / Siete forgiati per quello. / dritti qui di fronte a me, /
reggete l’urto.
Un altro elemento di affinità elettive è l’amore per la quercia. Heaney pone l’accento sull’assonanza in inglese tra quercia, “quercus”, e il verbo latino “querite“, cercate. Fa riferimento al Vangelo, Matteo 6:33
Quaerite primum regnum Dei, cercate prima il regno di Dio.
Non dimentichiamo che ne La quercia caduta la quercia era buona, di una bontà legata alla sua grandezza generosa. Che cosa dobbiamo quindi cercare?
Pascoliviene inserito dall’irlandese nella corrente dell’imagismo creata da Ezra Pound nel 1912, anzi Pascoli l’anticipa di un decennio.
Graziella Atzori
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