Dal sottovuoto a Ferrara


 

10 ottobre, ore 11

Libreria Libraccio – Piazza Trento e Trieste, Ferrara

In collaborazione con Ferrara Summer Festival

Matteo Bianchi presenta
Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria
Samuele editore

Leggono i poeti Alberto Bertoni, Alessandro Agostinelli, Stella N’Djoku, Eleonora Rimolo e Fabrizio Lombardo.

Interviene l’editore Alessandro Canzian

 

Quaranta grandi poeti contemporanei hanno affrontato con i versi la quarantena dei mesi primaverili e Matteo Bianchi li ha selezionati e introdotti in Dal sottovuoto. Poesie assetate d’aria (Samuele Editore). Ospite della libreria Libraccio, sabato 10, alle 11, il critico ferrarese presenterà l’antologia insieme agli autori Alessandro Agostinelli, Alberto Bertoni, Fabrizio Lombardo, Stella N’Djoku ed Eleonora Rimolo. Per l’occasione interverrà anche l’editore Alessandro Canzian: «Dal sottovuoto è un progetto nato come reazione collettiva e profondissima a uno dei momenti più anomali della storia recente: la serrata. Un progetto poi continuato con L’ospite perfetta di Agostinelli, un rilancio all’insegna della tradizione e della parodia; poiché poesia è osservare da un punto di vista specifico, umano». L’isolamento imposto dall’emergenza è stato il lume che ha spinto svariati scrittori a ritrovare un equilibrio con la loro materia oscura.  
«Il mio rapporto con il Coronavirus deve essere comunicato su due piani. Per un effetto terapeutico che ho sentito necessario ho scritto poesia di frequente – ammette il docente Alberto Bertoni – rispetto alle mie abitudini. Ho fatto poesia dell’istantaneo che so molto rischiosa e che sconsiglio fortemente ai giovani che mi chiedono consigli per la loro attività creativa». Ma si sa, la poesia viene senza preavviso e Bertoni dimostra la volontà di testimoniare una vitalità e una sopravvivenza della lingua e di quella forma potenziata della lingua che risponde al testo poetico. «L’altro piano è più sfumato e riguarda la mia esperienza esistenziale. Naturalmente sono stato confinato dai primi giorni di marzo ai primi di giugno nella mia città, Modena, che mai ho abbandonato. Ho usato pochissimo l’automobile, intraprendendo spesso passeggiate in centro attraverso quelle che sono state le vie della mia infanzia e della mia giovinezza». Bertoni usciva quando era proibito e le strade erano deserte, vivendo lo straniamento sulla sua pelle, uno dei fondamenti di tutta l’arte del Novecento: la capacità di vedere con occhi diversi, spiazzati e spiazzanti, gli oggetti domestici e le situazioni vissute mille e mille volte.