Da streetnews
Ho conosciuto Francesco Belluomini qualche anno fa; con il trascorrere del tempo, grazie ai nostri quotidiani contatti epistolari, è nata una solida amicizia, di quelle che durano per la vita ed oltre la vita.
Il suo carattere, apparentemente introverso, man mano è venuto fuori, rivelando la sua parte migliore. Egli era un poeta straordinariamente sensibile, dall’animo nobile e generoso. Mi colpì in primis il suo rapporto con il mare, che ispirò fortemente la sua vena creativa. In giovane età iniziò a lavorare a bordo di navi, dove rimase per circa vent’anni e, grazie alla sua naturale versatilità, svolse mille mestieri, definendo se stesso “vero giramondo dei mestieri”.
Ma, in itinere, trovò sempre il tempo da dedicare alla lettura (…) Ma preso dalla morsa dei mestieri alternavo notti di lettura ai giorni dello scuotere le mani, aiutando da ragazzo di bottega i fontanieri, fabbri e carpentieri (…)
Affascinato dalla navigazione, fu il primo della famiglia ad intraprendere la vita in mare, forse, come amava sottolineare, alla ricerca della libertà che da bambino gli fu negata – (…) mio padre ferroviere non aveva pestato le coperte delle navi e manco nella doppia parentela mi parve d’aver scorto naviganti; con la paterna razza contadina e l’altra d’artigiani e commercianti scoprendomi tal primo marinaio con ruolo di decidere nel tempo.
La navigazione, fra un continente e l’altro, gli consentì di conoscere ed apprezzare tante identità culturali con le quale porsi a confronto, capitalizzando con intelligenza l’humus di tali esperienze.
Il titolo della sua opera ULTIMA VELA (Samuele Editore), pubblicata post mortem, è significativo del carattere di quello che amo definire un poema, in cui un qualcosa di astratto, per l’appunto “l’ultima vela” diviene espressione di immagini concrete, specchio di percorsi interiori, all’interno dei quali egli si interroga, indagando su se stesso, per poi rendere in chiaro le emozioni che caratterizzano i fertili paesaggi della sua anima, attraverso contigue trasposizioni simboliche di grande valenza.
Daniela Cecchini
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