Un’anteprima de Affrontare la gioia da soli di
Francesco Tomada (Samuele Editore-Pordenonelegge, 2021, Collana Gialla Oro)
su Atelier
I. Giorgio, lui si chiama Giorgio
Lo ricordo quasi vent’anni fa
camminava con un nastro bianco e rosso
uno di quelli dei lavori stradali
annodato fra la spalla e il fianco come le autorità
sono il sindaco di Piazzutta, gridava
oggi indossa la stessa fascetta di plastica
sullo stesso maglione di lana verde
allarga le braccia in mezzo al marciapiede
e sotto la pioggia battente annuncia a gran voce:
sta arrivando la primavera
il tempo è severo con tutti
ma i matti rimangono matti
magari muoiono anche loro
però non invecchiano mai
VI. Nel giorno del quarantanovesimo compleanno
Adesso sono sulla punta della vita
da qui si vede lontanissimo
in ogni direzione
mio nonno che dorme sulla poltrona
con un gatto marrone sulle ginocchia
il pallone calciato verso la porta dell’autorimessa
una volta su trenta si infila nel sette
e io divento Anastasi
i seni piccoli di mia madre sotto la vestaglia
quando si piegava per rifare i letti e poi tu
quando ho visto il tuo corpo per la prima volta
ho pensato che finalmente
il mondo mi aveva perdonato
i figli che i miei figli
adesso dicono di non volere mai
e speriamo che uno almeno sia bambina
io che invecchio peggio di te e allora
per strada dovrai
ricominciare a tenermi per mano
tutto adesso è qui
la cura con cui mio nonno sceglieva le parole
è diventata il mio silenzio
un pallone sgonfio da calciare in giardino
tutto adesso è qui
e come un arto amputato
sento già il calore della mano
che ancora non mi hai dato