da AlmaPoesia
L’ultima pubblicazione in versi di Daniela Frignani, uscita per la collana Scilla di Samuele Editore a maggio 2022, è un’opera che accoglie un guanto di sfida difficilissimo da potere conquistare e cioè il raggiungimento di un equilibrio tra poesia, intesa come arte della parola ma anche come ponte verso la trascendenza, e la vita, esistenza che si dispiega nel qui e ora. Questo intento coraggiosamente utopico si disvela già a partire da titolo e sottotitolo, Giornale di un poeta (Ephemera), con i quali Frignani si pone in una precisa prospettiva di osservazione: se, da un lato, la scrittura poetica contribuisce a tenere traccia, a dare delle coordinate precise entro cui muoverci e trovare di conseguenza un senso, essa diviene anche testimonianza dell’effimero, di ciò che etimologicamente non dura più di un giorno. Siamo di fronte a un confronto serrato con lo spazio di mezzo, quello dove è inevitabile fare i conti con l’assenza, altro nucleo fondante di questo lavoro, perché la costituzione dell’esistente passa anche da un processo di sottrazione, dove quello che manca contribuisce a dare la misura di ciò che invece si palesa, prende forma e corpo. E intorno alla corporeità si crea un ulteriore snodo poiché, sebbene quella di Frignani sia distante dall’essere una raccolta inseribile in quel filone di molta poesia contemporanea che nel corpo rinviene il capro espiatorio per smuovere un’analisi della società o del proprio paesaggio interiore, la matericità, il farsi carne e atto tracciano una invisibile linea divisoria tra il restato e l’andato, dicotomia irrisolvibile ma capace di mantenere una tensione generativa.
Alessandra Corbetta
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