Da Laboratori Poesia
Martin Rueff, Icaro grida in un cielo di creta, Samuele Editore-Pordenonelegge, 2023
Tutti conosciamo la storia di Icaro, caduto dal cielo dopo essersi troppo avvicinato al sole. Martin Rueff, traduttore, poeta, filosofo, accademico di fama, ha raccolto con un atto quasi artistico quest’Icaro cadente ascoltando la sua caduta in mare, il suo affogare. Laddove la morte diventa estremo contenitore di vita e pensiero, di poesia, di letteratura anche, in piccole bolle che emblematicamente risalgono alla superficie. Cosa ovvia, priva di importanza, eppure fondamentale. Tali bollicine di letteratura salgono non a esplodere il senso della morte, ma a contemplarla con la pietas di chi sa che ascoltando è possibile rintracciarne un senso. Perché il morire non sia vano, né sia vano lo strumento poetico capace di cambiare forma, di seguirne le membra, le intenzioni disattese. Icaro grida in un cielo di creta è di fatto un dialogo perché suggerisce al lettore di ascoltare, di riflettere, fino ad arrivare all’atroce contemporaneità in Un Icaro Ucraino. Titolo che, come piace dire all’autore, in francese (lingua originale del testo), non è traducibile in quanto si perde l’anagramma tra Un Icaro e Ucraino. Che è più di un anagramma ma già un approccio, una sofferenza. Icaro cade, continua a cadere, come un figlio profondo.
Alessandro Canzian
Continua su Laboratori Poesia