Il “fatale ritorno” di un amore lasciato andare è cosa che a noi donne capita almeno una volta nella vita. Lucianna Argentino lo dichiara fin dalla prima pagina del suo ultimo libro di poesia In canto a te (Samuele Editore) con il quale s’avventura nelle luminose e mistiche strade dell’amore di coppia.
E non per forza quel ritorno deve essere proprio di un amore della giovinezza passata (e dunque la memoria di una giovinezza perduta). Può avvenire anche con un amore recente, con l’ultimo amore, con i giovani amori.
Con tutti quegli amori che non abbiamo avuto il coraggio vivere da brave vittime consapevoli, autoconsegnate alla negazione che si manifesta in irragionevolezze o decisioni dolorose.
Oppure in altre passioni.
Solo dopo, solo quando la luce s’irradia nel corpo perché il desiderio è accolto ed ascoltato, ci si accorge che tutto questo sfuggire non era che protezione, che ci si è deliberatamente allontanate, ferite, estirpate.
Queste poesie ci donano la continua esperienza del leggere e, subito dopo – accostata la copertina, un dito fra le pagine per non perdere il segno – ad occhi chiusi rivivere le sensazioni vivide descritte dai versi riattivando il ricordo delle personali dispersioni.
Perchè di versi come questi è fatta la cpacità di riconoscere, fra mille, un amore.
Canti di amori infiniti, canti in cui l’assoluto abita senza curarsi del giudizio del mondo né della forma reale delle cose.
Isabella Moroni
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