L’ospite perfetta nel blog di Giusy Capone

 

Dal blog di Giusy Capone

 

 

I suoi testi paiono profilarsi come la caricaturale rifrazione, alternativa e non conformista, impertinente e dissacrante, delle opere poetiche consacrate dalla tradizione. Intende oltraggiare o esaltare le nostre radici liriche?

Questo mio lavoro non è provocatorio. Vuole essere un’evocazione delle origini: una specie di nostos. È una mappa letteraria, un viaggio nella tradizione per scovare con la forza della poesia e dei giganti del passato le aberrazioni e le lusinghe del presente. Sono testi poetici di forte struttura che chiedono a gran voce serietà al mondo attuale della poesia in lingua italiana.

Il periodo storico che attraversiamo è ambiguo, rasenta l’illogicità, incute avvilimento e suscita sconforto. A suo giudizio, merita dignità letteraria?

Non è la letteratura a dare patenti di logicità o di apprezzamento della storia e tantomeno del presente. Lo scrittore, il poeta, vive l’epoca che gli è data di vivere e se riesce a capire cosa sta facendo (nella dimestichezza e nel mistero della lingua nella quale scrive), trasmette con il suo lavoro la sua epoca a un’altra epoca futura. L’impegno creativo e il lusso della conoscenza sono oggi sempre più rari, ma è proprio sulla capacità di attraversare lo specchio, di andare oltre il riflesso della contemporaneità che si gioca il mio mestiere. “E come potevamo noi cantare”, scrive Quasimodo durante l’occupazione nazifascista di Milano. Eppure stava cantando.

Si racconta che i condannati in gruppo al forno crematorio andassero a morire mormorando, pregando, cantando. Non è forse dignitoso il canto della preghiera finale? Ogni epoca merita la sua letteratura. Questa disciplina che sembra sempre meno importante e sempre meno centrale nel mondo culturale, è al contrario uno dei fondamenti della nostra esistenza.

 

Giusy Capone

 

 

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