Michele Brancale su Ultima vela

 

da La Nazione

Lucca, 14 marzo 2019 – Francesco Belluomini (Viareggio, 10 luglio 1941 – Camaiore, 27 maggio 2017), poeta, romanziere e fondatore del Premio letterario Camaiore, ha amato riconoscersi nella figura del lupo di mare, scherzando ma non troppo. Tra le sue ultime poesie (399 strofe di dodici endecasillabi ciascuna, e due liriche per la sezione ‘Appendice in deroga’), editate postume da Samuele Editore con il titolo de ‘L’ultima vela’, con una cogliente presentazione di Vincenzo Guarracino, vi è proprio ‘Lupi di mare’, una sorta di autoritratto prima del congedo: “Basta mollare le cime del tuo porto/ per dare braccia e voce alle murate,/ mentre la barca geme sull’imboccatura/ in sbandata sull’agitarsi dei saluti./ Gente scolpita dai venti, lupi di mare/ che danno poco peso alle burrasche:/ ma d’occhi in velo sulle facce d’argilla/ ai dissolti contorni delle loro case”. L’ultima poesia è invece quasi una carezza alle imbarcazioni che hanno perso timone e alberi, esistenze che sembrano passare da un naufragio a un altro.

Venerdì 15 marzo, alle 18, a Luccalibri Libreria Caffè Letterario (viale Regina Margherita 113) Marco Ciaurro e Laura Gabrielleschi vaglieranno l’opera di Belluomini, le cui poesie saranno interpretate e accompagnate musicalmente grazie a Iacopo Vettori e Lorenzo Tessandori. Dunque un ulteriore passo di decifrazione dell’opera di Belluomini, guidata da alcuni orientamenti di fondo, come la passione per la storia delle vittime. Emerge soprattutto nei lavori narrativi fino all’ultimo libro pubblicato in vita, ‘Nel campo dei fiori recisi’ (ed. Aracne), su due sorelle ebree di Livorno condotte nel limite estremo di un lager per bambini. Ma questo tratto non di rado ispira anche le poesie. ‘Nell’arso delle sponde’ (ed. Bonaccorso), ad esempio, è una sorta di ‘Spoon River’ dedicata alle vittime di via Ponchielli a Viareggio e scritto per sollevare “veli sui bagliori/ nella città ferita, sulla notte/ dell’estremo spiegarsi delle vele/ nel marasma stridente di rotaie”.

Michele Brancale

 

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