On Home Ground – Come a casa – Seamus Heaney



 

On Home Ground – Come a casa
le versioni pascoliane

A cura di Marco Sonzogni

Pagine 136
Prezzo 15 euro
ISBN 978-88-94944-75-4
 
 
ESAURITO
 
 

Pubblicato con il sostegno del New Zealand Centre fot Literary Translation – Victoria University of Wellington e con la collaborazione di PordenoneleggePoesia

 


INDICE:

Si ferma il mondo di Marco Sonzogni

Come a casalectio magistralis pascoliana 2012
a cura di Leonardo Guzzo

LE VERSIONI PASCOLIANE
L’aquilone
The Kite

X Agosto
August X

L’assiuolo
The Owl

La quercia caduta
The Fallen Oak

Digitale purpurea
The Foxglove

La cavalla storna
The Dapple-Grey Mare

L’ultima passeggiata
The Last Walk

Tradurre è abitare la poesia di Federica Massia


 

La mattina del 30 agosto 2013 inizia come ogni altra mattina: con un mug di caffè solubile, sorseggiato rovente mentre controllo la posta elettronica nel mio ufficio alla Victoria University of Wellington, in Nuova Zelanda. Tra le e-mail da inviare la più importante è quella per Seamus Heaney.

Qualche giorno prima, dalla scrivania della sua mansarda dublinese a Strand Road, mi aveva inviato le sue versioni pascoliane chiedendomi di leggerle e allertandomi a una manciata di domande in calce ai testi: pochi, piccoli dubbi che avrebbe certamente sciolto da solo rivedendo le traduzioni o in bozze. Nella sua richiesta, breve e benevola, avverto comunque urgenza – non dettata, però, da un’imminente consegna al suo editore irlandese, Peter Fallon, amico di lunga fedeltà e tra i primi a leggere “cose nuove”.

Decido allora di inviargli subito le mie impressioni – volevo corrispondere alla solerzia e alla generosità con cui, nonostante gli inesauribili impegni, rispondeva sempre alle mie e-mail e ai miei dubbi (gli ultimi relativi al “suo” Meridiano, per cui aveva voluto scrivere un’intensa Nota dell’autore, sigillando testi e tono della sua autoantologia: uno dei suoi ultimi scritti in prosa, datato 8 agosto 2013). Invio l’e-mail e poi stampo l’allegato con i miei commenti e glielo mando anche per posta. Non leggerà né l’uno né l’altro.

Quella giornata vola via veloce tra lezioni e riunioni e si chiude con la pesantezza che accompagna inevitabilmente la quotidianità lavorativa. Ma c’era altro: una sensazione che, à rebours, posso definire di congedo e che mi aveva avvolto leggendo quella che sarebbe stata l’ultima sua e-mail. Ma non ci do peso e rientrato a casa faccio una doccia – uno dei pochi momenti in cui pensieri, preoccupazioni e progetti allentano la presa su mente e corpo, pronti però a rinnovarla alla prima occasione. E infatti sento squillare il telefono due volte. Le chiamate perse sono di Concetto La Malfa, collega e amico nei mei anni irlandesi, che mi lascia anche un sms che porta la sua mattina presto dentro la mia tarda serata. Lo leggo: «Marco hai sentito? È morto Seamus Heaney».
Si è aperta così, dentro e intorno a me, una voragine che permane tuttora. Quella notte chiamate, messaggi e e-mail da un emisfero e dall’altro mi sembravano in qualche modo attutire il dolore facendo prevalere lo sgomento, consolante proprio perché condiviso.

Ma i giorni, le settimane, i mesi e gli anni (già dieci) a venire mi hanno reso sempre più consapevole del vuoto lasciato non soltanto dal mio scrittore preferito – uno dei più amati, letti e studiati del nostro tempo – ma anche da una persona che da vent’anni era parte della mia vita. La notte, si dice, porta consiglio e qualche volta porta anche conforto. L’unico pensiero che attraversa la mia mente quella notte è inviare – restituire – alla sua Famiglia e a Faber, il suo storico editore londinese, tutto quello che Seamus Heaney mi ha donato. Così faccio. E poi mi fermo. E poi si ferma tutto, anche il Meridiano, appena chiuso per uscire nel giorno del suo settancinquesimo genetliaco, 13 aprile 2014. Su tutto sembra invece calare un silenzio di smarrimento e di riflessione. Quasi subito, tuttavia, la voce di Heaney torna a farsi sentire grazie alla preziosa testimonianza di familiari e amici.

Marco Sonzogni

 
 
 
 
La quercia caduta
G. Pascoli
 
Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!
 
Pendono qua e là dalla corona
I nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!
 
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
 
che cerca il nido che non troverà.
 
 
 
 
The Fallen Oak
S. Heaney
 
Where once its shadow spread, the oak tree lies in state.
Its battle with the hurricanes is lost.
People say, Now I see the size of it.
 
Here and there inside its fallen crest
The small spring nests hang on in tattered bits.
People say, Now I see the good of it.
 
Everyone’s happy, everyone’s chopping at it,
Everyone goes home with his bundle of sticks.
Next thing, a cry on the air… A blackcap flits
 
Searching for something she won’t find: her nest.