da finnegans.it
NICOLA Esce in questi giorni, per la collana “Giallo oro” di Pordenone legge (Samuele editore), “Peepshow”. Tutte le poesie, di Giovanni Turra. Il volume è stato presentato sabato 21 settembre, alle ore 17.00, nell’ambito del festival della letteratura di Pordenone. Giovanni Turra è nato nel 1973 e ha esordito nel 1998 con “Planimetrie” (Book editore). Poeta appartato, ha distillato negli anni i suoi versi in pochi libri (il precedente, “Con fatica dire fame”, edizioni La vita felice, è del 2014) e riviste. In “Peepshow” sono incluse quasi tutte le poesie già edite in volume, antologia o su rivista e una quindicina di poesie inedite.
Cominciamo dal titolo di questa raccolta: “Peepshow”.
GIOVANNI È un titolo che vuole suonare ironico, e proviene da una mia breve raccolta degli anni 2000. “Peep” in inglese significa ‘sguardo’, ‘occhiata’ e “peepshow” indica quel tipo di spettacolo in cui si guarda attraverso un buco un corpo nudo in atteggiamenti osceni. Ma per me, assume anche un valore traslato: la volontà di attingere a ricordi e paure che mi percorrono e sostanziano. Un po’ “Il mio cuore messo a nudo”. Inoltre, PEEP è l’acronimo, italiano questa volta, di ‘Piano Economico di Edilizia Popolare’. In effetti, i quartieri popolari e suburbani di Mestre, dove sono nato, e di Mogliano Veneto, dove vivo, offrono da sempre lo sfondo, reale e immaginario, a tutto quanto scrivo; di qui il “calembour” del titolo. Sovrapponendo ‘Peep’ e ‘PEEP’ qualcosa non collima e qualcosa resta fuori, sempre. Solo il Witz della condensazione poetica ci permette di tenere insieme i due significati.
NICOLA È stato Gian Mario Villalta, co-direttore delle due collane di Pordenone legge “Poesia”, a proporre questa raccolta dei tuoi testi. Le due collane, Gialla per gli autori emergenti, Gialla Oro per progetti più complessi, si sono ritagliate uno spazio importante per la poesia, anche perché hanno alle spalle il Festival di Pordenone legge che per la poesia è, probabilmente, il più importante festival in Italia. Che effetto ti fa?
GIOVANNI Un riconoscimento insperato, anche perché a partire dal 2017 la vena poetica si è di molto inaridita, e l’unico responsabile sono io, perché la poesia chiede attenzione, dedizione, se hai un talento hai anche, come dice Truman Capote, lo scudiscio con cui fustigarti: a un certo punto della mia vita ho voltato le spalle alla poesia perché resto un infingardo.
Continua su finnegans.it