Premio Ceppo 2023: Piazzale senza nome su SuccedeOggi


 
 
da SuccedeOggi
 
 

C’è lo spleen baudelairiano in Piazzale senza nome, il male di vivere che attraversa gli stadi più profondi dell’essere umano. Il vecchio che muore è preda di mani amorevoli che l’accudiscono, mentre i ragazzi rapiti dalla droga e dall’alcol, sono abbandonati in un tunnel senza uscita. C’è sullo sfondo, nella luce temporalesca del luogo, il tentativo di donare a queste vite perdute, un gesto d’amore. Questo è l’idéal: la corrispondenza. Le morti parallele hanno colori che incrociano la vita vissuta interamente dall’uomo e la vita spezzata dei giovani. Il bianco e nero dell’adolescenza, una condizione esistenziale tragica, s’insinua e si confonde alla morte del vecchio. Ròsa è l’innocenza della ragazza annunciata, sopravvissuta a un amore violento e distruttivo, e ròsa è anche lo stupore di chi si prende cura dell’uomo che muore. La luce di piombo che crivella la camicia del vecchio, il colore fangoso dei suoi occhi non è diverso da quello dei ragazzi che hanno le braccia crivellate dai colpi d’ago nelle vene. L’uomo compie gesti automatici perché non ha più il controllo di sé stesso, così come i ragazzi sono perduti nell’automatismo della dipendenza. Gli uni e gli altri sono a contatto con la morte, con il colore del sangue, con la Verità della Violenza. L’opera si muove su due registri linguistici: la lingua fredda, dura, anaffettiva, contaminata dalla dipendenza, e poi c’è, come contraltare, una lingua emotiva, intima, affettiva, contagiata dalla perdita e da un lucido e profondo sentimento d’amore. C’è ancora l’odore del sangue sulla strada lastricata di pietra lavica della città di provincia del sud Italia che la ragazza ha lasciato a vent’anni. C’è la memoria della violenza che ha camminato sottotraccia, e questa violenza ha i volti di molti giovani che non ci sono più. C’è il divieto della legge e c’è sempre, per statuto, la sfida, l’infrazione della legge. C’è la notte della vigilia, il desiderio di un’uguaglianza che liberi nel rituale del fuoco il volto pacificato della specie umana. Ma l’oscura e profonda notte illuminata dal falò nel piazzale, è lontana, come la luce del sole che acceca i ragazzi mentre vanno a scuola in motorino alle otto del mattino.

 
 
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