da Ytali
Il frammento plutarcheo posto in esergo (“La morte dei vecchi è come approdare al porto, ma la morte dei giovani è una perdita, un naufragio”) lascia pochi dubbi su quale sia il tema focale della raccolta. Tema, com’è noto, quant’altri mai rimosso nella “società dello spettacolo”, dell’immagine e del virtuale, che tutt’al più lo declina, appunto, spettacolarizzandolo, nel cinema, nei videogiochi, nell’informazione, guardandosi bene dall’affrontarne le implicazioni esistenziali più profonde. Che il nostro sia un “essere per la morte”, un essere nella morte, come insegna il filosofo, da Seneca a Heidegger, cerchiamo tutti di dimenticarlo, tutto facendo e vivendo in virtù di una distrazione (Leopardi), della distrazione fondamentale. E dunque spetta all’arte, che spesso, o sempre, secondo alcuni, nasce appunto dal rimosso, dire una parola autentica su questo, esprimerne tutta la portata tragica, che ognuno può sperimentare solo quando ne viene direttamente toccato.
L’Indice che chiude il volume, uniformando al minuscolo la grafia dei titoli e degli incipit di poco più di un’ottantina di testi, non rende giustizia all’acribia compositiva dell’autrice. Solo scorrendo le pagine il lettore attento coglie la studiatissima struttura dell’opera, che si apre con un prologo in versi (NEL SECOLO CHE HAI LASCIATO 1) e si chiude con un epilogo in prosa (IL GIARDINIERE). In mezzo, dieci brevi prose (MORTI PARALLELE; VIALE DIAZ; EPIDEMIA; LA STRADA; LA STRADA 2; NEL LAGO DELLA SERA; EROINA; LA STRADA, IL RITORNO; CORSE CLANDESTINE; LA TREGUA) aprono altrettante serie poematiche di lunghezza variabile, annunciate da titoli tutti in maiuscolo (I RAGAZZI DEL LAGO; NEL SECOLO CHE HAI LASCIATO 2; LA SQUADRA; LA LOTTA; PIAZZALE SENZA NOME; NUNZIA; L’ALBERO DELLA VIOLENZA; TERRA TU, CARA; LA NOTTE DEI FALÒ; QUANDO HAI SMESSO DI RESPIRARE), mentre i singoli testi iniziano in minuscolo, a significare l’appartenenza ad un unico flusso poetico.
Filiberto Segatto
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