Prima della voce su Atelier

 

 

da Atelier

 

Una poesia con la quale si entra subito in empatia, dove “vi è l’urgenza di una ricerca interiore e il desiderio di instaurare un rapporto con la parte più in ombra e tormentata di ciò che siamo”, come dice opportunamente nella prefazione Annalisa Ciampalini. Il poeta si interroga prima sulle ragioni della scrittura, come dovesse sondare l’attendibilità delle sue fonti, quindi procede a ricostruzioni memoriali e sensoriali in pochi versi liberi, talvolta elegiaci, spesso con chiusure arrendevoli o latamente filosofiche: Alla mia sera aggiungi la tua/ al mio dolore il tuo./ Imparare l’ascolto/ nella malattia. Parrini affronta bene, con delicata sapienza, anche l’infanzia e il sentimento amoroso: i ricordi dell’infanzia, in particolare – tanto cari a Pavese, che vi vedeva l’unica possibilità di felicità terrena – sono tra le sorgenti primarie – Prima della voce – della sua poesia. Una poesia matura, pazientemente elaborata e poi quasi sussurrata al lettore, che ne rimane colpito; come colpiti si resta da una poesia deposta fuori dal libro, dopo l’indice e le evidenze editoriali: Il cammino si conclude qui/ dove era cominciatonella vita insomma.

Antonio Fiori

 

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