Stagliamento
Arnold de Vos
Prefazione di Luca Baldoni
pag. 96
Isbn. 978-88-96526-09-5
ESAURITO
Per introdurre il mondo poetico di Arnold de Vos sarei tentato di accodarmi a Franca Sinopoli la quale, nella postfazione a “Merore o Un amore senza impegno” (2005), ammette francamente di trovare de Vos un enigma, un caso particolare che richiede un impegno critico circospetto, anche nell’attesa che si manifestino studi specifici e dettagliati sulla sua opera. Diciamo da subito che le condizioni per considerare de Vos un enigma, o almeno un unicum, ci sono tutte; nato in Olanda nel 1937, nel 1968 l’autore si trasferisce a Roma, dove conosce tra gli altri Elsa Morante e Dario Bellezza, e matura la scelta dell’italiano come lingua poetica principale (suoi testi sono infatti redatti anche in inglese e francese, oltre che nella lingua natia). Un processo di per sé impervio e raro nelle nostre lettere, e che raggiungerà un primo importante traguardo nel 1980 con l’esordio in volume di “Poesie del deficit”, che gli vale il Premio Taormina. Cinque anni dopo il secondo libro, “Il portico”, tra i primi testi della collana Gazebo curata da Mariella Bettarini e Gabriella Maleti.
Ma l’attenzione del nostro non è circoscritta all’esercizio letterario in italiano, per quanto già arduo per uno straniero come lui. Negli anni successivi de Vos si dedica infatti insieme alla moglie all’archeologia, pubblicando importanti volumi su Pompei, Ercolano e Stabia rapidamente diventati dei classici del settore. Alla realtà italiana si affianca in seguito quella tunisina, dove si impegna in campo archeologico e acquista una casa molto amata, spesso oggetto dei suoi versi, nella medina di Tunisi. A questo quadro già sufficientemente composito possiamo aggiungere che le sue influenze letterarie più evidenti non riguardano tanto la tradizione europea, né più specificatamente quella italiana, quanto un ambito di poesia arabo-persiana col quale il grande pubblico è familiare tramite l’opera di Rûmî, il poeta e mistico persiano del XIII secolo fondatore della confraternita dei Dervisci Rotanti.
Nel 1998 de Vos rientra in Italia stabilendosi a Trento. Per alcuni anni il silenzio e poi, dal 2005, il sorprendente avvio di una vecchiaia poetica copiosissima, che ha visto la pubblicazione di ben sette raccolte poetiche di alta qualità negli ultimi quattro anni. Un corpus consacrato prevalentemente all’amore omoerotico e alla bellezza maschile dove riverberano anche tutte le peculiarità della vita dell’autore che abbiamo enumerato, e tramite il quale de Vos si sta imponendo come una voce considerevole e non più emarginabile del panorama poetico italiano contemporaneo.
Premesso tutto ciò, è pur vero che al mito del poeta enigmatico perché non direttamente accostabile a modelli dominanti o più familiari, dobbiamo cercare di sfuggire. Proprio perché sia l’opera che la biografia devosiane appaiono così esotiche ed eccentriche, occorre a tutti costi evitare di darne un’immagine “orientalizzante”, secondo la lettura che di questo termine dà Edward Said nel suo celebre saggio “Orientalism” (1978). In altre parole bisognerà stare attenti a non spacciarlo per mistico solo perché nei suoi versi troviamo riferimenti a una tradizione con la quale siamo oltretutto poco familiari, a non schiacciare il suo omoerotismo in un’immaginetta rassicurante da raffinata miniatura persiana, a non considerarlo apolide, irrelato, altro, rispetto a una Weltanschauung moderna, occidentale, alla quale egli inevitabilmente partecipa pur con tutte le particolarità del suo caso. Solo così, penso, si potrà arrivare a ricostruire un’immagine composita e reale, e non da cartolina, della sua esperienza poetica.
[Luca Baldoni]
Rassegnata elegia
a G.G.M.
1
Esci sul prato.
I muri danno calci alle finestre
per vedere come il tuo nudo vestito
s’accordi con la baia del bosco
nella quale scalci per l’erba alta
tigrato dall’ombra dei rami
sotto il sole lionato mentre il safari degli sguardi
ti supera che ti dirami e
schivando la polvere che si leva fulva
mi degni di uno sguardo.
Negli interstizi dell’essere
Negli interstizi dell’essere
si pongono le mie nicchie
illuminate da statue
di corpi belli. Colosseo e cloaca
a distanza ravvicinata,
solo che io non cammino
in questo circo massimo
di cui raccolgo le schegge
delle statue murate.
Alfa e Omega
Primo Innamorato della storia,
ti ha plasmato secondo i suoi desideri,
cioè a sua immagine e somiglianza
e t’insufflò il proprio soffio di vita,
con cui hanno cominciato a correre gli anni.
L’ennesimo innamorato della storia,
tornato al primo amore
non avrà la forza creatrice dell’origine
ma come condannarlo se l’imitazione lo spinge
a sentirsi bello al tuo cospetto, Adamo,
dovessi essere l’ultimo uomo della storia?
ESAURITO