Tenere insieme su Le Parole e le Cose

da Le Parole e le Cose

Nell’autunno del 2021 esce per Samuele Editore (nella collana ‘La Gialla’, curata da Pordenonelegge) Tenere insieme, il ‘canzoniere poetico’ di Gabriel Del Sarto. È un volume che raccoglie un numero significativo di testi, che abbracciano l’arco temporale di un venticinquennio (1995-2020) e un percorso poetico già materializzato in tre precedenti libri (I viali [2003], Sul vuoto [2011], Il grande innocente [2017]). L’estensore della breve nota posta nel risvolto di copertina avverte il lettore che quella di Del Sarto corrisponde ad “un’esperienza di scrittura tra le più significative della propria generazione poetica”.

Anche a chi non avesse incontrato, precedentemente, la scrittura poetica di Del Sarto, una lettura di Tenere insieme – persino una lettura non consequenziale e ‘cronologicamente’ disordinata – non può non suggerire un dato, chiaro e (perlomeno nel parere di chi scrive) difficilmente confutabile: una profonda continuità, una uniformità di tono e ‘timbro’, l’idea che la voce che prende la parola e si pronuncia sia sempre la stessa, inconfondibile. Questo, si badi bene, non va inteso in alcun senso come limitatezza di risorse espressive o monotonia: nel viaggio poetico di Del Sarto mutano scenari e interlocutori, circostanze esperienziali e referenti esterni, densità della cifra biografica, scelte di metro e di strutturazione del testo. Ma il parlante è sempre lo stesso: non necessita di palesare fratture stilistiche o di periodizzarsi in diverse maniere. Quella di Del Sarto è una voce elegante, ma estremamente discreta e misurata, frequentemente orientata – laddove la si immagini in una sua effettiva risonanza sonora – a un volume sottile. È una voce estremamente musicale, intendendo eliotianamente la definizione: una spontanea e movimentata fluidità, interna alla lingua naturale, senza che vi siano eccessive ricorsività metriche (pur nell’evidente predisposizione endecasillabica, che però non diventa un ‘tic’ metrico costante). E aggiungerei, consentendo ancora a tentazioni aggettivali, una voce puntuale e integra, esatta. Esente da violenti scarti linguistici e da cedimenti a istinti analogico-immaginativi, Del Sarto possiede invece il talento di una narrazione lineare e attenta, in cui l’’energia poetica’ emerge da movimenti minimi.

Emanuele Franceschetti

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