Un articolo di Laboratori critici su Laboratori Poesia


 
Da Laboratori Poesia
 

Questo articolo riprende e amplia la recensione di Federico Migliorati a Poesie inedite, Dylan Thomas (Crocetti Editore, 2023, traduzione e cura di Emiliano Sciuba) uscita su “Laboratori critici” numero 5 (QUI), che ha visto come anteprime un generoso articolo di Luca Vaglio su Gli Stati Generali attorno a un falso storico scoperto dalla Redazione della rivista su delle traduzioni di Thomas (QUI), e di Paolo Fabrizio Iacuzzi su Laboratori Poesia dal titolo Speciale Dylan Thomas: La risonanza nella poetica di Piero Bigongiari, uno studio per immagini (QUI).

Dylan Thomas e “Laboratori critici” sono stati inoltre discussi il 18 luglio scorso a Elba Book Festival in un’importante tavola rotonda che ha visto come protagonisti lo stesso Paolo Fabrizio Iacuzzi, Tommaso Di Dio e il direttore responsabile della rivista Matteo Bianchi.

 
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Poeta “maledetto”, irriverente, controcorrente, fortemente identitario Dylan Thomas, nella pregevole antologia di 62 Poesie inedite apparsa per Crocetti Editore nei mesi scorsi e affidata alle cure di Emiliano Sciuba assurge a icona di un’epoca che ancora non ha smesso di dire ciò che ha da dire, come ogni classico, per usare le parole di Italo Calvino.

Deciso e sferzante, il poeta gallese nato 110 anni fa si arrovella sui grandi temi dell’umanità partendo dalla propria condizione di deraciné ideologico, privo di punti di riferimento eppure sempre attratto dal “miracolo” della vita e della vita umana in particolare nella sua variabilità. Visione e immaginazione in un coacervo panteistico-metafisico lottano con la realtà che lo circonda, intrisa di peccato e di falsità, e la morte può essere amica in grado persino di saziare. In diversi passi è quasi un epicedio quello che promana dai pastosi, intensi slanci poetici dedicato a sé. Con la morte, come con il sesso, è sempre in corso una sorta di dialogo quando non di rapporto in costante tensione: nel poeta nulla è sempre uguale poiché la decostruzione del pensiero, la decontestualizzazione dei concetti assurgono a elementi precipui dei versi.

In Thomas assistiamo a ogni piè sospinto a uno scavare a fondo nei recessi interiori dell’uomo, anche quelli osceni e brutali, da cui riemergere per consegnarci verità, talvolta tremende, tra immagini decadenti e solitudini. Ideatore del movimento che va sotto l’espressione di “Nuovo Romanticismo”, quest’animo sempre tormentato scomparso a nemmeno quarant’anni ricorre sovente, soprattutto nei testi della maturità, all’uso degli elementi naturali quasi deificandoli in una sorta di conversazione a più voci dove vita e morte appaiono inscindibili: piante, vegetazione, cielo, terra, elementi naturali in genere serbano in sé la fonte primigenia di una saggezza e vengono utilizzati come pietra di paragone quando non metafore ardite del comportamento umano.

Federico Migliorati

 
 
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