GUERRA DELLA CARTA: LA CRISI DEFINITIVA?
Di questi ultimi giorni l’allerta sulla carenza di carta nei magazzini dei tipografi e delle cartiere. Materia prima alla base di una filiera editoriale già terribilmente provata dai lockdown, ora vive l’eco sempre più prossima di una caccia al rifornimento con inevitabile innalzamento dei prezzi, che alcuni già chiamano tempesta perfetta o guerra della carta.
Quando si parla di lockdown e conseguenze nel comparto editoriale è d’obbligo fare dei distinguo fondamentali. Se al Salone del Libro di Torino di quest’anno l’AIE in collaborazione con Nielsen IQ ha mostrato una crescita del 30% rispetto al 2020, e del 16% rispetto al 2019 (noi di Acta ce ne siamo occupati qui: https://www.actanonverba.it/un-buon-libro-ci-salvera/), è bene sottolineare che tali dati riflettono la medio-grande editoria e non la piccola, venatura nazionale che rappresenta la stragrande maggioranza degli attori sul mercato. La piccola editoria ha sofferto una diminuzione importante di titoli e una presenza resiliente in rete al fine di mantenere il contatto col pubblico, anche di fronte all’azzeramento delle vendite. La grande distribuzione, premiando anche attori particolarmente discussi come Amazon, ha infatti mantenuto alto il volume delle vendite assicurandosi un’egemonia quasi totale.
L’estate 2020 ha fatto poi sperare in una ripresa del comparto che molti editori, piccoli e grandi, hanno cavalcato tornando nelle piazze, nelle librerie, nelle fiere come appunto il Salone del Libro di Torino, Pordenonelegge, BookCity Milano (che negli anni si è guadagnata una credibilità di tutto rispetto) o il prossimo Più Libri Più Liberi. Anche a fronte della paura di nuove chiusure invernali.
Una ripresa concreta, premiata dai numeri, che tra ottobre e novembre 2021, in una dimensione che ancora oggi deve essere ben compresa, è stata frenata da una tempesta, o guerra (come alcune testate l’hanno definita), che a fronte di una difficoltà della reperibilità della carta ha visto i prezzi alzarsi fino al 70% in più rispetto a fine 2020. Una vera e propria gambizzazione del settore che mette in discussione sia le uscite natalizie sia i programmi editoriali del 2022.
La mancanza delle materie prime
Il periodo attuale, per diversi motivi, soffre di più o meno veicolate crisi delle materie prime come gas, acciaio, legna. Il gas, ad esempio, elemento energetico alla base della trasformazione della cellulosa in carta, a ottobre 2021 ha toccato un rincaro di 9 volte rispetto a gennaio del medesimo anno. Considerando che materie prime e risorse energetiche rappresentano il 30% dei costi a bilancio di un’azienda produttrice di carta, il panorama che l’editoria italiana ed europea si appresta ad affrontare ha, come suggerito nel giornaledellalibreria.it (network di riferimento per l’editoria italiana: https://www.giornaledellalibreria.it/news-mercato-la-carta-e-diventata-un-problema-4589.html) da Samuele Cafasso, i connotati di una tempesta perfetta.
Le motivazioni sono da ricercare nella difficile reperibilità della carta e nell’innalzamento dei prezzi, a loro volta conseguenza dell’aumento della domanda post-lockdown sia nel comparto editoriale sia in quello del packaging. Al posto delle materie plastiche infatti vengono sempre più spesso utilizzate fibre cellulosiche per sacchetti, confezioni, imballaggi vari. A questo si aggiunge il problema dei trasporti che, in periodo Covid-19, ancora rallenta se non frena il settore a livello europeo. Senza dimenticare l’impatto economico che il Green New Deal ha prodotto con i dazi verdi (semplificando: paga per inquinare) sulle cartiere, stabilimenti con un tasso notoriamente alto di inquinamento, che produce quel classico cane che si morde la coda che mina l’economia mondiale: si usa la carta al posto della plastica per ridurre l’inquinamento, ma l’inquinamento prodotto dal ciclo della carta è tra i più alti.
Costi, questi dei dazi verdi, che spingono le imprese a chiedere al governo misure di compensazione. In questa direzione la Germania ha investito 500 milioni, l’Italia 150 milioni.
I numeri del mercato del libro
Per comprendere a fondo la portata della crisi, che nel giro di pochi mesi obbligherà gli editori a ridurre i titoli in uscita, è interessante rileggere i numeri del mercato editoriale pubblicati da AIE e sintetizzati da Repubblica (fonte: https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/mercati/2021/10/25/news/crisi_della_carta_e_libri_ecco_perche_il_digitale_non_bastera_-323743378/)
Dati ottobre 2021:
- Il mercato del libro in Italia vale circa 1.7 miliardi di euro. Cifra che peraltro segna un balzo in avanti rispetto a 1.487 milioni del 2019 e i 1.470 milioni del 2020.
- Nei primi mesi del 2021 il mercato della cosiddetta “varia” ha fatturato complessivamente 1,37 miliardi di euro.
- Il mercato degli ebook, sempre nello stesso periodo, ha fatturato circa 93 milioni di euro (-8% rispetto al record toccato nel 2020).
- Il mercato degli audiolibri in Italia complessivamente vale 30 milioni di euro (cifra record con un +37% rispetto all’anno precedente).
- Il mercato del podcast in Italia vale 8 milioni di euro.
Giacomo Brunoro, in un articolo su Repubblica datato 25 ottobre 2021, senza mezzi termini afferma che “Il digitale non è e non sarà mai sostenibile per i big italiani dell’editoria” confermando quel trend di ritorno alla carta confermato tra gli altri da Angelo Andreotti, direttore delle Biblioteche e degli Archivi del Comune di Ferrara, membro del Consiglio Scientifico del Centro Nazionale di ricerche e studi autobiografici della LUA di Anghiari, a Book City Milano 2021, all’inaugurazione della rivista Laboratori Critici della Samuele Editore: “i prestiti dei libri cartacei nelle biblioteche quest’anno hanno superato quelli degli ebook, che sono tornati ai numeri pre-pandemia comunicandoci un dato importante: la carta stampata è ancora e sarà sempre prevalente e centrale”.
Un problema non solo italiano
La crisi della carta però non coinvolge solamente il territorio nostrano, ma è ormai un problema europeo. Si pensi ad esempio al gruppo editoriale Tamedia (con sede a Zurigo) che a ottobre 2021 ha dichiarato la riduzione del numero di pagine delle sue testate. Misura che ha coinvolto quotidiani come Tages-Anzeiger, Der Bund, 24 Heures, La Tribune de Genève, ma anche quotidiani non del gruppo che utilizzano i suoi centri di stampa, come il friburghese La Liberté.
Le opinioni sul campo
Andrea Cian, storico e prestigioso tipografo friulano (La Tipografica, fondata nel 1965 – http://www.latipografica.net/), interpellato da Acta non Verba afferma: “Nel 2021 il prezzo della carta è aumentata in più trance di oltre il 20%, e gli aumenti non si sono ancora fermati. I magazzini di distribuzione fanno fatica a trovare carta sul mercato e i tempi di consegna sono a volte di un paio di mesi, mentre, fino a qualche mese fa era di 2-3 giorni al massimo. Tanto che il problema più impellente oggi è trovare la materia prima, paradossalmente non il costo”.
A lui fa eco Vito Alberto Favia, altrettanto storico tipografo (https://artigrafichefavia.it/, la fondazione risale al 1876) con sede in Puglia: “Il sistema sembra vivere il passaggio verso un clima economico di tipo tropicale, se si pensa alle violenti e repentine accelerazioni e decelerazioni dei fenomeni. Alla base vi è la volontà e responsabilità dell’uomo promotore di tale accelerazione. La crisi della carta ne è un esempio. La sostituzione del materiale plastico nel packaging sembra essere avvenuta senza ponderare adeguatamente le possibili ripercussioni sulla disponibilità di carta per i libri”.
Un problema non solo italiano
La crisi della carta però non coinvolge solamente il territorio nostrano, ma è ormai un problema europeo. Si pensi ad esempio al gruppo editoriale Tamedia (con sede a Zurigo) che a ottobre 2021 ha dichiarato la riduzione del numero di pagine delle sue testate. Misura che ha coinvolto quotidiani come Tages-Anzeiger, Der Bund, 24 Heures, La Tribune de Genève, ma anche quotidiani non del gruppo che utilizzano i suoi centri di stampa, come il friburghese La Liberté.
Soluzioni e possibilità
Parlare di soluzioni possibili in questo momento, quando l’eco della guerra della carta è ancora fuori dalla porta e deve ancora esplodere in tutta la sua gravità, è oltremodo prematuro. Ad ogni modo il presidente di AIE Ricardo Franco Levi, in una nota su illibraio.it (fonte:https://www.illibraio.it/news/editoria/crisi-della-carta-credito-dimposta-1412529/), spiega: “Negli ultimi sei mesi, a fronte di una domanda di libri in crescita nel Paese, l’industria editoriale ha fronteggiato e fronteggia tutt’ora criticità nella fornitura di carta – e più in generale di tutto ciò che attiene alla stampa dei libri, come il costo dell’inchiostro, dei trasporti, dell’energia – che rischiano di danneggiare l’equilibrio economico delle case editrici e, in alcuni casi, di rendere impossibile la stampa e la messa in vendita nelle librerie delle novità e di eventuali ristampe”.
Misure a sostegno e protezione esistono, e in passato sono già state applicate come il credito d’imposta per l’acquisto della carta (art. 4, commi 181-186, L. 350/ 2003). Sempre Ricardo Franco Levi ne illibraio.it, a tal proposito: “Di recente tale misura è stata riattivata, per il 2020 e il 2021, con il ‘Decreto Rilancio’, ma escludendo le imprese librarie. Sarebbe importante, in questo momento di difficoltà, riattivare la misura con uno strumento analogo”.
La guerra della carta o tempesta perfetta che dir si voglia rischia quindi d’essere una mannaia definitiva sulla grande e piccola editoria obbligando a una riduzione dei titoli (che per la piccola editoria sarà una condanna a morte certa) e a un maggior rischio d’impresa per quei titoli che potrebbero diventare best-seller, con pianificazioni di tirature che devono considerare il lungo termine (consapevoli che le ristampe potrebbero arrivare con notevole ritardo) rischiando un reso di magazzino sempre più insostenibile. Una crisi che spezza le ali della ripresa che trova, oltre al rischio d’impresa, la sua origine anche in un innalzamento dei costi non totalmente riversabili nel prezzo di copertina (che se alzato troppo provocherebbe una netta diminuzione delle vendite, a fronte di un investimento tipografico sempre più oneroso).
Ne usciremo? Sarà una crisi dell’editoria italiana ed europea che comporterà una crisi della cultura? Lo vedremo nei prossimi mesi, molto probabilmente già nel primo trimestre del 2022. Di certo, però, siamo ormai all’interno di una cultura della crisi di cui ci libereremo, forse, tra diversi anni.
Alessandro Canzian