da L’Estroverso
Qual è stata la scintilla che ha portato il tuo “La vita in dissolvenza”?
La scintilla è sempre la stessa, quella che dà l’avvio a tutta la mia poesia ossia la volontà di indagare l’umano e non solo l’umano, ma la vita intera in tutte le sue espressioni. Di scendere nelle profondità del mistero che avvolge e sostiene l’esistenza del mondo e in particolare degli esseri umani. Per quanto riguarda “La vita in dissolvenza” è stato anche per via di un coinvolgimento empatico molto profondo con le storie delle donne di cui racconto. Storie vere che mi hanno molto colpita, vite a cui ho voluto dare voce perché emblematiche dello stretto rapporto tra vita e morte, tra libertà e necessità. Ho usato la forma del monologo proprio per esprimere questa immedesimazione e anche perché mi dava la possibilità di poter usare un linguaggio vicino a quello poetico che a mio avviso è maggiormente in grado di scendere nelle profondità del mistero e dell’infinitezza dell’anima umana.
In che modo la (tua) vita diventa linguaggio?
La vita è linguaggio, è un continuo scambio di informazioni a partire dagli atomi, dal nostro stesso DNA. Diventa linguaggio, e qui intendo linguaggio poetico, quando ha a lungo sostato nel silenzio e, detto per inciso, sostare nel silenzio farebbe bene anche al linguaggio che usiamo quotidianamente, credo che ne gioverebbe molto la nostra relazione con gli altri e con noi stessi. Comunque il silenzio è fondamentale per il fare poesia, fondamentale è la sosta delle esperienze, delle informazioni che riceviamo da ciò che è visibile e da ciò che è invisibile, nella nostra interiorità che è il laboratorio in cui queste trasmutano in poesia.
La poesia è (anche) la lingua dell’invalicabile?
Certamente! Si scrive poesia anche per sbirciare oltre l’orizzonte dell’esistenza, per attraversare il limite imposto alla nostra visione delle cose, al loro ascolto e dunque alla comprensione di ciò che esse ci dicono. L’invalicabile è parte della condizione umana, direi anzi che ne è il fondamento. Tutti abbiamo esperienza dell’indicibile. Ogni poesia ci spinge un po’ più in là, un po’ più a fondo, ogni poesia è un gradino in più, un tassello in più per scalfire almeno un poco il muro che ci separa dalla verità.
Grazia Calanna
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