Centro Turistico Giovanile Kennedy
con il patrocinio del Comune di Prata di Pordenone
presenta nella galleria Comunale di Piazza Wanda Meyer
La personale di Pittura e scultura
“Verso la Luce”
di
Ilai Borlin
Vernice > Domenica 9 Novembre ore 18.00<
9 /23 Novembre 2014
Interventi:
Critico di Mario Giannatiempo
Musicale di Bruno Ferraro
Seguirà vin d’ honneur
Ingresso libero
Orari: Martedì, Giovedì, Sabato 17.00 – 19.00
Domenica 9.30 – 12.00 / 16.00 – 19.00
E-mail. ilaiborlin@gmail.com
Tel. 0434 610660
Cel 340 6597982
Ilai Borlin
Biografia
Gabriela Margarita Bortolin in arte Ilai Borlin, è nata a Buenos Aires, Argentina il 12/08/1957. Ha avuto una formazione artistica presso l’Escuela Panamericana de Arte de Buenos Aires. Ha poi studiato Ceramica e Scultura presso un’Accademia artistica privata. Lo stile delle sue opere predilige cromatismi decisi ma mediterranei, attraversati da una sensibilità che alterna momenti di solarità ad altri di silenziosa meditazione. Elementi caratteristici della sua ricerca sono le geometrie che attraversano il piano come uno spazio virtuale ed infinito, e, diventando metafora di pensiero e speranza, si trasformano in forma e linea, colore e materia. Artista eclettica si interessa anche di danza, musica e teatro. Ha frequentato per alcuni anni il Conservatorio Alfredo Gatell, dove ha seguito corsi di Coreografia, Scenografia ed ha studiato pianoforte per sei anni. Vive e lavora a Pasiano (PN). Dopo il suo rientro in Italia ha partecipato ai seguenti eventi espositivi:
Ilai Borlin
2012 CubisArt Biblioteca Civica – Febbraio 2012 Pasiano (PN). Ilai Borlin Collettiva Maggio 2012 – Sant Luc (Barcellona) Spagna Colore, Forma, Spazio. Caffè Letterario – Settembre – Pordenone. Ilai Borlin Collettiva di Natale – L’Artistica – Dicembre – Maniago. 2013 Segni Invisibili – La Castella – Aprile – Motta di Livenza. Ilai Borlin Collettiva Maggio 2013 – Sant Lluc (Barcellona) Spagna. Ilai Borlin Bianco e Rosso – Agosto – Pordenone. Ilai Borlin Il Cantinone – Settembre – Valvasone (PN). 2014 Ilai Borlin Collettiva Aprile 2014 – Cercle Artistic Sant Lluc Barcelona Spagna. Ilai Borlin, Villa Cattaneo San Quirino (PN) Personale di Pittura – Settembre. Ilai Borlin Presentazione libro “Dove corrono le comete”di Silva Bettuzzi, illustrato con dipinti di Ilai Borlin ex Convento di San Francesco (PN).
GEOMETRIE …SEGRETE
(“Qui non entri chi non sa di geometria”. Platone )
Questa frase posta all’ingresso dell’Accademia di Platone in Atene lascia ben capire quanta importanza avesse la geometria nella formazione culturale dell’uomo nel mondo antico. E per molto tempo scienza, letteratura ed arte hanno avuto uno stesso terreno di lavoro, alla ricerca delleleggi e dei meccanismi che regolano il nostro universo. E bisogna ammettere che se la bellezza dell’universo sta nella sua perfezione, e questa è ordine, l’ordine è per eccellenza rappresentato dalla geometria e dalle sue figure. Dunque la figura geometrica assume straordinaria importanza nella storia del pensiero umano: è espressione di logica e razionalità ma rimanda costantemente ad una dimensione ideale per la quale diventa essenziale scoprire il suo ruolo ed il suo legame con le altre forme del sensibile. Secondo quanto racconta Plutarco, Platone usava dire che “dio sempre geometrizza”, volendo alludere al preciso intento divino di calare nel reale modelli intellegibili proprio attraverso forme geometriche. Dunque la razionalità si affianca al trascendente, la certezza della legge al mistero del significato nascosto e non ci si può meravigliare se ancora oggi la geometria diventa oggetto di studio e di ricerca di filosofi e matematici, di astronomi e pittori. E’ infatti la geometria il leitmotiv della ricerca di Ilai Borlin che con una ostinata passione indaga quelle relazioni segrete che giustificano le stesse figure e le rendono così essenziali e immancabili in tutti gli aspetti della nostra esistenza. Siamo circondati da figure geometriche, viviamo muovendoci tra punti, segmenti e rette, figure piane e solide, curve, circonferenze, ellissi, la nostra stessa vita è una successione di punti, un segmento sulla infinita retta del tempo o dello spazio. Dunque perché non rappresentarla questa ossessiva dipendenza, confessare la curiosità ed insieme l’inquietudine che ci prende davanti alle figure geometriche ed al loro mistero? Lo fa per noi con grande sincerità e umiltà Ilai Borlin, che attraverso i suoi lavori approfondisce due problemi diversi ma legati tra loro: rappresentazione artistica e indagine concettuale. Chi ha avuto modo di seguire i lavori di quest’artista non può non ricordare i primi esiti cubisti, fortemente cromatici e aggressivamente geometrici ma sicuramente figurativi come testimonia in assoluto “La guitarra”, una tela di generose dimensioni che costituisce quasi una dichiarazione di amore e di pensiero. In quel lavoro si possono ricercare le radici del dopo e quelle dell’oggi, la passione per una rappresentazione geometrica da costruire con multipli e sottomultipli, con segmentazioni di colori e di piani, ma vi possiamo cogliere anche un preciso interesse ad indagare i simboli, sottolineandone l’aspetto magico, filosofico, misterico. Poi sono arrivate le tele delle produzioni successive nelle quali i generosi colori iniziali si sono progressivamente ridotti a pochi cromatismi, impastati però con maggiore densità, fino a diventare quasi materici. Gli stessi titoli delle opere si sono fatti nel tempo meno concreti, più indicativi di una ricerca che lega sempre più la rappresentazione geometrica non solo allo spazio piano della tela ma a quello virtuale e inesplorato dell’infinito. Così diventava inevitabile il confronto/scontro con le tre dimensioni, risolto in un primo tempo attraverso lo sconfinamento del colore sui bordi della tela, poi è arrivato il superamento della tela stessa con l’accostamento di tele affiancate in dittici e trittici, ( per dare modo alla figura di conquistare spazio e vita superando il limite del piano tela), infine il taglio, l’intreccio della tela nella tela, della figura nella figura per vincere il limite della bidimensionalità, per avvicinare l’idea alla realtà, far diventare il pensiero materia. Oggi le diverse sperimentazioni e i differenti esiti trovano una composta ed equilibrata sintesi nelle ultime tele dai titoli chiaramente emblematici ( Il mondo che aspetta, Passione, Il tempo che passa, Miracolo,Triangoli sospesi, Verso..), che pur nella ripetitività dei soggetti, nella insistenza delle geometrie, rimarcano un notevole approfondimento del valore simbolico, del legame tra mondo reale e ideale, tra la dimensione fisico-matematica e quella filosofico/trascendente. In fondo anche se con altre forme, altri colori, altre aggregazioni, Borlin si colloca sulla scia di altri che hanno privilegiato come soggetti delle proprie tele figure geometriche, da Mondrian a Kandiski, da Malevich a Rhon, ma questi hanno rifiutato la terza dimensione, mentre Borlin la cerca insistentemente. Non sa ancora quale linea affiancare alla bidimensionalità di spazio e tempo ma è convinta della esistenza di una terza forza che può aiutare a chiarire e completare le altre due. Non è stata questa l’ansia che ha guidato la ricerca del matematico e pittore olandese Escher, che tendeva a riempire il vuoto di infinite figure geometriche? Le ultime tele dunque sono una sintesi ma anche un nuovo traguardo, un nuova fase in cui il cerchio, intero e sezionato, svolge un ruolo primario, specialmente sul piano simbolico. Le figure affiorano sulla tela in posizione quasi sempre centrale, sembrano voler richiamare l’attenzione dell’osservatore sul particolare, sul problema irrisolto che la costruzione geometrica sottintende. Volutamente, la ricerca attuale ha liberato sezioni significative del puzzle proposto in tanti lavori precedenti, concentrando in pochi elementi cromatici e grafici gli interrogativi di sempre: quale il significato segreto della forma, che riusciamo a rappresentare con il segno ed il colore, a comprendere con la logica, senza spiegarne la sua esistenza, la sua apparizione? Allora il piano si fa linguaggio, scrittura, per raccontare e confessare una dimensione umana fatta più di dubbi che di certezze. I titoli della produzione recente danno ragione di questo indirizzo e parlano di tempo, di riflessione, di attese, di finestre aperte verso l’ignoto e i cromatismi delicati e non aggressivi confermano l’impressione che la tela rimanda ad un mondo “altro”, ideale, segreto.. Questa volta non è il segno a debordare, a cercare uno spazio più grande per trovare una sua collocazione funzionale, ma è l’idea a rimandare ad un mondo alternativo alla realtà, alternativo alla conoscenza fisica e matematica, e lo fa usando gli stessi segni della scienza, che fuori dal loro contesto, portati via dalla pagina del libro, ridiventano incerti e ..misteriosi. I segmenti, le linee spezzate, le frecce, diventano segnali confusi o per meglio dire lettere di un codice criptico e indecifrabile. I triangoli attraversano la tela come domande ora aggressive ora timide che non hanno risposte. Tutto rimanda ad altro e rende questa pittura affascinante perché se conclusa nel segno rimane irrisolta nei contenuti. D’altra parte la stessa ricerca di un artista, non è mai finita ed ogni nuova conquista è solo un punto.
Mario Giannatiempo